Silvio e Bruno Trentin, rientrati in Italia dopo la caduta di Mussolini pochi giorni prima dell’8 settembre 1943, vengono arrestati e imprigionati a Padova a metà novembre, poi liberati ma sotto sorveglianza. In carcere Silvio è colpito da un nuovo attacco di cuore: viene ricoverato prima a Treviso poi a Monastier dove muore nel marzo 1944, dopo aver dettato a Bruno nel mese di gennaio un abbozzo di un piano tendente a delineare la figura costituzionale dell’Italia al termine della rivoluzione federalista in corso di sviluppo e redatto un ultimo appello ai lavoratori delle Venezie. 

Bruno, che non ha ancora diciotto anni alla morte del padre, si dedica anima e corpo alla guerra partigiana con lo pseudonimo Leone: prima nella marca trevigiana soprattutto nelle Prealpi sopra Conegliano, poi, dopo il rastrellamento tedesco dell’estate 1944 a Milano, agli ordini del Comitato di liberazione nazionale Alta Italia e di Leo Valiani, a cui il padre lo aveva affidato prima di morire.

“Bruno - scriveva Luisa Bellina - è un gappista determinato, dal sangue freddo eccezionale. I compagni di lotta ne ricordano il carisma: ti inchiodava con lo sguardo. Più giovane di tutti loro, impartisce ordini, risolve problemi, corre da un posto all’altro ‘con la furia di un ragazzo che aveva solo voglia di divorare, di divorare conoscenze, luoghi, persone”.

Emilio Lussu, in una lettera dell’11 maggio 1945 alla sorella Franca Trentin, lo definisce come “uno dei più audaci capi dell’insurrezione di Milano. (...) È stato semplicemente magnifico - aggiunge - e ha rischiato mille volte: gli hanno sparato addosso in tante occasioni e si è sempre salvato. Egli ha in modo luminoso tenuto alto il nome dei Trentin”.

Scrive ancora il 6 giugno: “Capo delle squadre giovanili all’insurrezione di Milano, comandava oltre 2 mila uomini. Ora fa dei comizi nelle fabbriche con successi strepitosi! Se l’è cavata per miracolo. In una spedizione, sullo stesso camion sono morti otto suoi giovani compagni presi di mira dai fascisti che vi lanciavano bombe. Si è salvato solo lui e lo chauffeur. Ha avuto anche altre avventure del genere. Insomma, è in vita. Ed è ben orgoglioso di portare il nome di Trentin”.

Il 24 aprile del 1945 Bruno Trentin, il partigiano Leone, veniva incaricato dal Comando formazioni Giustizia e Libertà di assumere la guida della Brigata Rosselli a Milano. Recita il documento Brigata “Carlo Rosselli”:

Incaricato al 24 Aprile del 1945 dal Comando Formazioni Giustizia e Libertà di assumere il Comando della Brigata Roselli sic lasciai al compagno Aldo Chiattelli ? la direzione delle Gap sindacali Gò e raggiunsi i compagni Carlo Sampietro, Enzo Bracca ?, Franco Baietti e Gianni Santambrogio e altri in via Lovagno n. 5 incaricando loro di fare convergere per la mattina del 25 tutte le formazioni della Brigata dislocata nei vari settori disponendo intanto con il compagno Sampietro, commissario di guerra, un piano di occupazione di punti di appoggio in città. Alla sera del 24 travestiti in divisa tedesca coi compagni Baietti Franco, operai vari, disarmi nelle strade della città e ricupero di materiale ripartito in vari punti dal precedente Comandante della Brigata Enrico Mantero all’ora nell’impossibilità di agire per causa di infermità contratta in servizio. Durante la notte mi tenni in continuo collegamento con il Comando Brigate Giustia sic e Libertà (Signorelli e Liberti).
Alle ore 5 del 25 Aprile uscì una squadra al mio comando che operò vari disarmi in zona Loreto - Vittoria e Garibaldi e che si portò alla protezione della tipografia Same ove si stampava, allora, l’Italia Libera.
Radunata la Brigata al completo (mille uomini circa) ci portammo, come previsto, in piazza della Scala per proteggere da eventuali attacchi, le trattative che si svolgevano allora in Municipio tra rappresentanti del Cvl e 10a Mas.
Appena giunti, in piazza fummo investiti da raffiche di mitra e fucilate da parte dei fascisti imboscati dietro le inferriate. Seguii un combattimento. Da parte nostra un morto e 4 feriti tra i quali Franco Baietti colpito all’addome da una scheggia di bomba a mano e che malgrado ciò continuò a procedere combattendo alla protezione dei civili rimasti nella piazza.
Fascisti: morti 1 arresti 2.
La colonna si divise. Parte occupò definitivamente assieme ad una formazione Matteotti un Comando della Muti all’Arena ove rinvenne vario bottino (camion, deposito munizioni ed esplosivi, ingentissimo, bestiame, tutto regolarmente consegnato al Comando Carabinieri). Al Comando del distaccamento “Arena” fu posto il compagno Col. Rolandi al vice Comando il maggiore Panizza. Il Comando della zona Centro della Brigata fu posto, dopo breve combattimento, in piazzale Duse, da un nostro distaccamento giovanile, un altro Comando fu distaccato in Corso Magenta, un altro alle scuole Carlo Tenca. Il Comando Centrale della Brigata rimanendo in via Lovagno 5.
Il 26 dopo incarico ricevuto dal Capo di Stato Maggiore del Comando Piazza Liberti occupai con un distaccamento della Brigata il Comando Areonautica in piazza Italo Balbo respingendo in un ala sic dello stabile gli 80 tedeschi che lo presidiavano. Dopo varie trattative che duravano 1 giorno e 1 notte e con l’intervento di una divisione oltre Po i tedeschi deposero le armi e furono trasferiti al campo di Concentramento in piazza Fiume. In quella occasione fu arrestata, dopo vari tentativi di resistenza, la tristemente celere sic Squadra Azzurra dell’Areonautica. Fu rinvenuto ingentissimo bottino militare alimentare, di vestiario ecc. regolarmente consegnato all’Autorità del Comando Areonautico e al Comando Divisione oltre Po.
Operate varie perquisizioni e azioni armate da parte di gruppi e distaccamenti della Brigata tra le più importante l’arresto del Vice Comandante della Xa Mas a Milano con il successivo rinvenimento di lingotti d’oro, marenghi, sterline, gioielli per un valore approssimativo di oltre venti milioni regolarmente consegnati al Comando Piazza di Milano in presenza del Capo di Stato Maggiore e il fermo dopo accaniti combattimenti di due delle macchine fasciste che terrorizzavano la città.
Mi permetto di proporre ad un riconoscimento speciale (Medaglia o citazione) il compagno Celso Solari Ufficiale di collegamento della Brigata dal Gennaio del 1945 il quale arrischiando spessissime volte la propria vita ha adempiuto pericoli servizi in varie città dell’Alta Italia per conto del Comando delle nostre Formazioni e che è caduto il 26 Aprile sera abbattuto in un’imboscata fascista in Corso XXII Marzo nell’adempimento del proprio dovere.
N.B. Il compagno Enrico Mantero Comandante della Brigata fino all’accidente che lo ha costretto a letto ha assunto il comando del distaccamento areonautico, malgrado il suo stato d’infermità e la sua grande debolezza provvedendo di persona all’arresto degli elementi fascisti in Aereonautica e la tutela dell’ordine partecipando ai vari combattimenti svoltisi il 25-26-27.
In fede
Il Comandante Bruno Trentin.

Bruno non si limita a svolgere azioni militari, ma partecipa attivamente alla preparazione politica della Liberazione. Redige insieme a Vittorio Foa il proclama per l’insurrezione di Milano e dopo la Liberazione prende la parola in piazza Duomo a nome dei giovani combattenti del Partito d’Azione, subito dopo Luigi Longo, Sandro Pertini e Cino Moscatelli.   

Per la sua partecipazione alla Resistenza riceverà la croce al valor militare con la seguente motivazione: “Partigiano combattente - brigate G.L. - Partecipava con grande slancio alla lotta partigiana. Benché giovanissimo, dimostrava ottime capacità nell’organizzare alcune formazioni, alla testa delle quali compiva numerose azioni e concorreva efficacemente ai vittoriosi combattimenti delle giornate insurrezionali - Treviso - Milano settembre 1943 -  aprile 1945”.

L’Italia finalmente si risveglia! - scriveva sul suo diario - Dopo aver dormito vent’anni, questo popolo martire fa sentire all’immondo aguzzino in camicia nera tutte le terribili conseguenze del suo risveglio. È in piedi oramai. Lo si era creduto morto, servitore, vile e codardo, e invece è là!”.