Ricordare i 40 anni dal terremoto dell’Irpinia è un obbligo morale, civile e politico per la nostra regione. Il ragionameno ci porta a formulare una serie di considerazioni sugli aspetti socio-economici che il sisma ha prodotto e l’attuale situazione di emergenza dovuta al coronavirus.

Ieri, il sisma. Il 23 novembre del 1980 una fortissima scossa di terremoto colpì al cuore l'Irpinia, interessando un'area di  17 mila chilometri quadrati delle province di Avellino, Salerno, Napoli, Caserta, Matera, Potenza e Foggia. Una tragedia fatta di morti e distruzione. Di fronte all'accaduto, si cercò, sull’onda dell'esperienza del Friuli – che avviò una veloce ricostruzione/riscatto della regione – di intervenire anche in Campania con oltre 67 mila miliardi di lire con l’obiettivo di raggiungere gli stessi risultati, senza però riuscirvi. Quell’ingente quantità di soldi ha rappresentato la peggiore gestione di risorse pubbliche e private della recente storia del Paese.

Oggi, il Covid-19.  A 40 anni dal terremoto, con le stesse caratteristiche catastrofiche, la pandemia si è abbattuta sulla nostra regione rischiando di innescare una crisi economica e sociale irreversibile. Nel 1980 l'inettitudine degli amministratori che gestirono scelte e programmazione per lo sviluppo dell’area del cratere ha determinato la situazione che conosciamo. Purtroppo, anche oggi, assistiamo a inefficienze e ritardi nella gestione dell’emergenza, che viene affrontata con  interventi incapaci di pianificare un nuovo modello di sviluppo e di ricomposizione del Paese, unico vero obiettivo che le istituzioni dovrebbero perseguire.

Una nuova ricostruzione. La Regione Campania deve risanare la crepa sociale, politica, economica e culturale generata dalla pandemia avviando una sinergia con il governo nazionale e le organizzazioni sindacali su sanità, digitale, istruzione e ambiente, a partire dal piano Next Generation EU. La Cgil Campania, insieme a Cisl e Uil, ha da tempo messo in campo una propria proposta di sviluppo e rilancio ma serve che la Regione dimostri il giusto protagonismo sui tavoli in cui si stanno decidendo gli investimenti pubblici e privati che potrebbero, nell’immediato, arginare la grave crisi industriale e occupazionale. Oggi, come 40 anni fa, il sindacato è in campo per evitare gli errori del passato nella gestione delle risorse, assicurando alla Campania un futuro che, oggi, ancora non intravediamo.

* Nicola Ricci è il segretario generale della Cgil Campania

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