La situazione sanitaria, sociale ed economica della Puglia è grave. E il presidente della Regione Emiliano deve smettere di agire in solitario e aprire tavoli di confronto con le parti sociali. A dirlo è il segretario generale della Cgil Puglia Pino Gesmundo, rilevando che “le previsioni già drammatiche legate agli effetti del Covid sull’economia e l’occupazione in Puglia devono oggi fare i conti con questa nuova ondata del virus e con le misure del governo e degli enti locali che comunque influiranno sui consumi, sui salari, sul prodotto interno lordo”.

In questo scenario, prosegue la Cgil regionale, “il procedere solitario e conflittuale della Regione Puglia e del presidente Emiliano è inspiegabile. Servirebbe oggi massima unità istituzionale e sociale, in primis per affrontare l’emergenza sanitaria che è poi strettamente legata a quella sociale ed economica: dalla scuola al lavoro, dalle povertà agli investimenti di lungo periodo da mettere in campo”.

Pino Gesmundo chiede al governatore della Puglia “tavoli di confronto permanente con gli attori sociali e istituzionali del territorio. Invece riscontriamo un procedere a ranghi sparsi, le Asl che non rispondono alle sollecitazioni dei sindacati su organizzazione della sanità territoriale e azioni ispettive nei luoghi di lavoro, il conflitto con il governo sulla scuola quando servirebbe unità tra tutte le componenti per garantire sicurezza a insegnanti e studenti, definendo soluzioni che non lascino le scuole e le famiglie nel guado dell’indeterminatezza”.

La Cgil regionale vorrebbe anche “cominciare a discutere di come immagina la Regione di investire i fondi strutturali comunitari della prossima programmazione e le risorse riveniente dal Recovery Fund, ma anche alle nostre ripetute richieste di incontro nessuno si perita di rispondere, uno sgarbo istituzionale oltre che un venir meno a un impegno sempre sbandierato dal presidente”.

A preoccupare la Cgil sono gli indicatori che già prima di questa nuova forte diffusione del virus erano preoccupanti. “Se è vero che il Covid determinerà nel Paese un comune tratto recessivo, l’impatto sarà più marcato al Nord ma determinerà – lo dice Bankitalia – un maggior impatto sull’occupazione nel Mezzogiorno, con una perdita prevista di circa 380 mila posti di lavoro”, riprende l’esponente sindacale: “Perché qui la struttura produttiva è fragile e assieme anche più orientata ad attività maggiormente esposte agli effetti della pandemia, basta pensare al turismo e ai servizi connessi. Così come la composizione dei contratti di lavoro risulta più sbilanciata verso forme di lavoro temporaneo e precario”.

E se è stimato in un -9 per cento il dato del Pil della Puglia a fine anno, bisognerà ora valutare l’effetto di questo mini lockdown e di quelli che verranno. “Intanto l’ultimo Dpcm ha colpito circa 22 mila attività in Puglia, in larga parte nel settore della ristorazione e bar”, aggiunge Gesmundo: “Così come registriamo nel 2020 oltre 300 mila beneficiari di cassa integrazione in deroga nella nostra regione. Siamo molto preoccupati e crediamo si debba agire con unione e strategie condivise”.

Anche perché, come è successo “per la crisi del 2008, c’è una parte del Paese, sempre il Sud, che non subito aggancerà il treno della ripresa superata l’emergenza sanitaria, per debolezze del sistema produttivo e gap storici sul piano delle infrastrutture e dei servizi”. Per questo, conclude il segretario generale della Cgil Puglia, “insistiamo sul miglior uso delle risorse riveniente dai fondi strutturali e dal Recovery fund, risorse che vanno legate a obiettivi strategici: infrastrutturazione materiale e immateriali, reti digitali, ammodernamento della pubblica amministrazione, sostenibilità delle produzioni, per rendere il territorio più competitivo e assieme più attrattivo per nuovi investimenti privati. Ma a quanto pare in Puglia alla rappresentanza sociale non è data la possibilità di confrontarsi su questi temi. Se non accadrà non ci rimarrà che la mobilitazione”.