La Global Sumud Flotilla sta per raggiungere Gaza via mare con il suo carico di aiuti umanitari. Nelle ultime ore uno degli scafi, la Johnny M, ha avuto un guasto al motore. Ma gli organizzatori lo hanno detto chiaramente: “Ci trasferiamo su un’altra barca, non ci fermiamo”. Arrivo previsto in una manciata di giorni.
E mentre la flottiglia procede, sulla terraferma si è aperta una partita politica complicatissima. Il ministro della Difesa Crosetto ha avvertito: forzare il blocco navale israeliano significa esporsi a rischi gravissimi. Il ministro degli Esteri Tajani ha ripetuto lo stesso concetto. Il presidente Mattarella si è rivolto all’equipaggio, chiedendo di “non mettete a rischio la propria incolumità” e invitando ad “accogliere la disponibilità del patriarcato Gerusalemme di ricevere gli aiuti a Cipro e distribuirli alla popolazione”.
Ma cosa si sta negoziando realmente? La Flotilla vuole arrivare via mare. Il governo italiano propone invece un’altra strada: i corridoi umanitari. In Italia non sono un concetto astratto: esistono già dal 2016. Sono stati creati proprio da realtà come la Comunità di Sant’Egidio con l’accordo dello Stato italiano. Finora hanno permesso l’arrivo in sicurezza di migliaia di rifugiati da Siria, Libano, Afghanistan, Libia.
La differenza, in questo caso, è che il corridoio non riguarderebbe persone, ma aiuti materiali: cibo, medicinali, beni essenziali. Ma per Gaza pare impossibile.
In realtà un modello simile è già in corso. L’Italia lo ha pomposamente chiamato “Food for Gaza”. Avviato l’11 marzo 2024, con il consenso sia di Israele che dell’Autorità Palestinese, ha però fatto la fine dei moltissimi aiuti che si ammassano ai confini della Striscia, bloccati a piacimento dall’Idf.
La Flotilla dice: bene i corridoi, ma servono veri canali permanenti, non soluzioni temporanee o simboliche. E lancia un messaggio diretto all’Unione Europea: "Usate il diritto internazionale. Fate pressione perché il blocco navale venga allentato. Prendete posizione, create un accesso”.
Nel frattempo e le piazze italiane si riempono. A Gaza si muore di fame, le navi sono in viaggio, e sulla terra ferma si protesta e si discute. Non sappiamo se la Global Sumd Flotilla riuscirà a portare viveri e medicinali a Gaza, ma un obiettivo è stato già raggiunto: ormai le contraddizioni di una diplomazia internazionale che non è in grado di creare corridoi umanitari sicuri sono sotto gli occhi di tutti.