Almeno 800 morti e 1.500 feriti, ma le stime sono provvisorie, per il terremoto di magnitudo 6 che ha colpito l’Afghanistan orientale devastando intere comunità, in un Paese dove la popolazione da decenni soffre a causa di guerre, dittature, povertà e fame. 

Ong Nove Caring Humans

Alcune zone colpite dal sisma sono rimaste isolate e i soccorsi faticano a raggiungerle. I distretti più colpiti sono Nurgul (Kunar), Kuz Kunar e Dar-e-Noor (Nangarhar). Tra i villaggi più danneggiati: Masood, Wadir (Ghazi Abad), Shomash, Arit e Sohel Tangi, come riferisce L’Ong Nove caring humans, una delle pochissime organizzazioni non governative presenti in questi territori. 

Il referente team Nove Afghanistan fa sapere che gli operatori non sanno ancora che cosa sia accaduto a molti dei loro beneficiari: “Le strade sono interrotte, non c’è rete mobile e le comunicazioni sono quasi impossibili, perciò le informazioni arrivano con enorme difficoltà".

Le organizzazioni umanitarie stanno lavorando fianco a fianco per portare almeno cibo e acqua alle famiglie colpite. “Ricordiamo con gratitudine - continua - la straordinaria ospitalità e la collaborazione di queste comunità, con le quali portiamo avanti il progetto di agro-pastorizia ‘Semi di Rinascita’ sostenuto dalla Cooperazione Italiana”.

E ancora: “Fino a ieri erano giorni di grande entusiasmo: avevamo appena distribuito mucche e vitelli a 85 delle famiglie più vulnerabili di questi distretti, la maggior parte delle quali guidate da donne. Ricordo ancora la gioia nei loro occhi durante la distribuzione”.

Lo staff, che si trova di fronte a bisogni enormi e urgenti, riferisce che la situazione sul campo è drammatica, il numero di morti e feriti continua ad aumentare. La maggior parte delle vittime si trova nella provincia di Kunar, dove le strade sono ancora bloccate e gli aiuti governativi vengono consegnati solo con elicottero. Per raggiungere alcune zone i soccorritori devono camminare per ore.

Susanna Fioretti, vice presidente di Nove caring humans, lancia quindi un appello: “Gli ospedali sono al collasso, manca sangue. Molti feriti sono ancora sotto le macerie. Le scosse continuano, la gente è terrorizzata e ha un bisogno disperato di cibo, acqua e medicine. Stiamo lavorando senza sosta per salvare vite. Facciamo appello a chiunque possa sostenere questo intervento ogni aiuto è prezioso”.