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Lo sciopero generale del 12 dicembre nasce da una domanda che attraversa ogni luogo di lavoro e ogni quartiere: che cosa resta del Paese quando chi lo manda avanti si ritrova più povero, più stanco, più solo. La risposta che arriva dal mondo del lavoro è netta. Serve una correzione di rotta sul piano economico, sociale e industriale. Serve ridare dignità ai salari, alle pensioni, alle tutele collettive. Serve fermare derive che allargano i divari e impoveriscono chi vive di reddito fisso.
Salari, fisco e servizi pubblici
La prima grande ragione della mobilitazione riguarda stipendi e pensioni. Negli ultimi tre anni lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati hanno versato 25 miliardi di tasse aggiuntive senza che nessuno li avvisasse. Il fiscal drag ha mangiato fino a duemila euro l’anno a chi ha un reddito medio, mentre rendite, profitti e chi beneficia di regimi agevolati non ha visto lo stesso drenaggio. Un’ingiustizia che colpisce sempre gli stessi e che la manovra non solo non corregge ma amplifica, non restituendo neppure un euro ai servizi essenziali.
Proprio quei servizi vivono una crisi strutturale. La sanità pubblica è al livello più basso da decenni, con un finanziamento che scenderà sotto il sei per cento del pil. Quasi sei milioni di persone rinunciano a curarsi. Anche scuola, casa, trasporti, assistenza agli anziani e sicurezza sul lavoro soffrono di tagli continui, mentre il denaro per nuovi armamenti viene trovato con sorprendente rapidità.
Previdenza e generazioni in fuga
C’è poi il capitolo previdenza, dove le misure annunciate superano perfino la durezza della riforma Fornero. L’età pensionabile verrebbe innalzata ancora, con effetti sul novantanove per cento delle persone, e ogni flessibilità verrebbe azzerata. Quello che si profila è un percorso lavorativo più lungo e più gravoso, mentre per i giovani si restringono gli spazi di autonomia. Le nuove generazioni, già colpite da precarietà e salari bassi, continuano a lasciare il Paese, mentre la produzione arretra e gli occupati crescono solo tra gli over cinquanta.
Obiettivi e richieste
Lo sciopero punta a cambiare questa traiettoria. Chiede il rinnovo dei contratti scaduti e risorse aggiuntive per quelli pubblici, insieme alla restituzione del fiscal drag e alla sua neutralizzazione. Sollecita una quattordicesima rafforzata, più equità fiscale, una pensione contributiva di garanzia per chi ha carriere discontinue. Rivendica politiche industriali vere per governare la transizione e creare lavoro di qualità. Chiede tutele sulla sicurezza, un piano straordinario di assunzioni nella pubblica amministrazione, più servizi per studio, casa, disabilità, genitorialità, e un’azione concreta contro precarietà e lavoro irregolare. Le risorse ci sono. Vanno recuperate da profitti, extra profitti, grandi ricchezze, evasione, con un contributo di solidarietà dall’un per cento più abbiente che genererebbe ventisei miliardi l’anno. Occorre infine fermare la corsa al riarmo, che sottrarrebbe quasi mille miliardi alle priorità sociali.
Come si svolge lo sciopero
La giornata del 12 dicembre coinvolgerà tutto il lavoro pubblico e privato, con articolazioni specifiche per i settori regolati dalla legge sugli scioperi. Il trasporto ferroviario si fermerà dalle prime ore della notte fino alle ventuno. I Vigili del Fuoco sciopereranno quattro ore. Sono esclusi dall’adesione alcuni comparti essenziali come igiene ambientale, personale del ministero della Giustizia e trasporto aereo.
La presenza in piazza della segreteria confederale toccherà molte città, con Maurizio Landini a Firenze e gli altri dirigenti a Genova, Ferrara, Napoli e Cagliari. È un appuntamento che parla al Paese intero. Non è solo una protesta, è un richiamo a rimettere al centro chi lavora, chi studia, chi invecchia, chi si cura, chi tiene insieme intere comunità. Una società più giusta è una scelta, e il 12 dicembre milioni di persone chiederanno di compierla.






















