I nuovi dati Istat sull’occupazione, secondo la segretaria confederale della Cgil Maria Grazia Gabrielli, confermano una tendenza che il sindacato denuncia da tempo: l’aumento costante degli occupati over 50 e il parallelismo opposto del calo dell’occupazione giovanile e femminile non indicano un mercato del lavoro in salute, ma mostrano un quadro segnato da uno squilibrio profondo e radicato.

A detta di Gabrielli, si continua a inseguire variazioni percentuali senza assumere come riferimento l’evidenza demografica, che chiarisce come le dinamiche occupazionali siano oggi l’espressione di fragilità strutturali e non di un’espansione reale dell’accesso al lavoro.

La dirigente richiama la necessità di politiche capaci di tenere insieme le tre grandi transizioni – demografica, tecnologica e ambientale – e di affrontare il nodo delle disuguaglianze che limitano l’ingresso e la permanenza nel lavoro. Ritiene indispensabile aprire un confronto complessivo sui temi rimasti irrisolti: salari adeguati, lotta alla precarietà, diritti effettivi, prevenzione e tutela della salute e sicurezza, percorsi formativi realmente accessibili, servizi di conciliazione che consentano una partecipazione equilibrata al mercato del lavoro.

Nelle sue parole pesa anche un giudizio severo sugli strumenti attivati nell’ambito del Pnrr, dal programma Gol alle misure del Piano nazionale giovani donne e lavoro, che finora hanno mostrato più attenzione al raggiungimento di target quantitativi che alla verifica del loro impatto sulle persone.

Per Gabrielli è urgente una valutazione qualitativa capace di misurare se tali interventi abbiano davvero contribuito a ridurre i divari di genere, generazionali e territoriali, che restano invece intatti e continuano a determinare condizioni di svantaggio per giovani, donne e lavoratori più vulnerabili.

La Cgil torna quindi a chiedere interventi strutturali che invertano con decisione la rotta, sostengano chi lavora, chi cerca lavoro e chi si trova nella transizione occupazionale, e costruiscano un modello più inclusivo e sostenibile. È questa la direzione che il sindacato porterà nuovamente nelle piazze con lo sciopero generale del 12 dicembre, conclude Gabrielli, nella convinzione che senza un cambiamento profondo delle politiche pubbliche non sarà possibile risanare le fratture che attraversano il mercato del lavoro italiano.