PHOTO
Nei campi rifugiati saharawi del Sud-Ovest dell’Algeria, dove da quasi cinquant’anni vive una popolazione in esilio, dipendente per oltre il 90% dagli aiuti umanitari, nel mese di aprile è stato firmato il primo accordo quadro collettivo sul lavoro. Si tratta di una svolta storica, che mette al centro dignità, tutele e sicurezza alimentare in un contesto segnato da marginalità economica e disoccupazione strutturale.
Nello specifico, l’accordo nasce all’interno del progetto Aid 012892/01 “Educazione inclusiva, igiene e sicurezza alimentare per la popolazione vulnerabile nei campi di rifugiati Sahrawi”, promosso dal Cisp e dal Movimento Africa ’70, con la collaborazione di Nexus Emilia Romagna Ets e il finanziamento di Aics – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. L’iniziativa punta a rafforzare la resilienza dei rifugiati tramite nuove opportunità di lavoro, legate alla produzione e distribuzione di alimenti (in particolare uova), promuovendo un modello circolare sostenibile.
Nel gennaio 2025, presso lo stabilimento avicolo di Hussein Tamek, una serie di scioperi dei lavoratori ha portato alla firma dei primi contratti individuali, con retribuzione, ferie e malattia retribuita. Ma mancava un impianto collettivo. Per questo è stato costruito – con il supporto di Nidil Cgil – il primo accordo collettivo, oggi firmato dal Ministero delle Finanze della Rasd e dal sindacato UGTSario, che regolamenta il rapporto tra la nuova start up pubblica di distribuzione alimentare e i trasportatori privati coinvolti.
L’accordo prevede: compensi legati a distanza e tempi di consegna; selezione tramite bando; formazione obbligatoria su diritti e sicurezza; riconoscimento di diritti sindacali (assemblea, rappresentanza, malattia, riposo). È il primo passo verso una normativa condivisa in un contesto privo di legislazione sul lavoro.
L’esperienza si inserisce nel solco delle azioni promosse dalla Cgil, come un modello che unisce produzione locale, redistribuzione e dignità del lavoro. Un esempio concreto di cooperazione internazionale fondata non più sull’assistenzialismo, ma sulla costruzione di diritti attraverso il coinvolgimento dei sindacati, dei cittadini e delle istituzioni locali.
Il futuro guarda all’estensione dell’accordo ad altri settori e al rafforzamento della start up, affinché possa includere nuovi alimenti e diventare sostenibile. La sfida è ambiziosa: costruire una vera legislazione del lavoro saharawi, fondata sulla contrattazione collettiva, nel segno dell’autodeterminazione e della giustizia sociale.
Qui ulteriori informazioni sul lavoro di Nexus e Cgil nei campi Sahrawi.