Un grido netto, inequivocabile, urgente: quello che la Cgil ha lanciato attraverso la sua Assemblea Generale contro l’ennesima escalation militare in Medio Oriente. La condanna del sindacato all’attacco di Israele contro l’Iran è senza attenuanti: un “atto gravissimo”, scrive l’assemblea, che allarga e approfondisce una crisi regionale già sanguinosa, proiettando nuove ombre sul diritto internazionale e sull’umanità.

Un altro fronte di guerra, un altro conto pagato dai civili

L’attacco aereo israeliano contro l’Iran – ennesimo tassello in un mosaico di violenza che si estende da Gaza allo Yemen, passando per il Libano – è per la Cgil una pericolosa svolta verso il baratro. La confederazione di Corso d’Italia denuncia una “violentissima aggressione” che rischia di coinvolgere in una spirale bellica sempre più ampia interi popoli, con i civili – ancora una volta – a fare le spese delle scelte dei governi. La posizione è netta: fermare tutto, subito; è tempo di discontinuità radicale, non di adattamento passivo a una realtà ormai intrisa di morte.

No al riarmo europeo, sì alla diplomazia

Nel cuore della presa di posizione sindacale c’è una critica forte e decisa alle politiche di riarmo portate avanti dall’Unione Europea e dalla Nato. Per la Cgil, l’aumento delle spese militari non è solo uno spreco di risorse pubbliche ma un investimento in instabilità e distruzione, incompatibile con ogni progetto di convivenza civile. La via è un’altra: rilanciare la diplomazia, imporre il cessate il fuoco nei teatri di guerra, a partire da Ucraina e Palestina, bloccare la vendita di armi e sospendere gli accordi commerciali con gli stati belligeranti. Primo fra tutti, Israele.

Al fianco delle vittime, ovunque

L’Assemblea Generale della confederazione non si limita alla denuncia, ma afferma la necessità di garantire immediatamente corridoi umanitari, assistenza medica e protezione alle persone più vulnerabili: bambini, donne, anziani. Solidarietà piena anche alla popolazione civile iraniana e sostegno dichiarato al movimento “Donna, vita, libertà” e a chi in Iran – sindacalisti, attivisti, giornalisti – continua a essere incarcerato e represso per aver alzato la testa contro il regime.

Nel documento si esprime soddisfazione per il riconoscimento, da parte dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, dello Stato di Palestina come Stato non membro, e si rinnova la richiesta al governo italiano di fare altrettanto: riconoscere formalmente lo Stato palestinese.

Costruire la pace, non amministrare la guerra

La Cgil rifiuta l’idea che la guerra possa tornare ad essere lo strumento “normale” per dirimere i conflitti. Esprime una netta opposizione alla corsa agli armamenti e soprattutto all’ipotesi – esplicita o implicita – che si possa anche solo ipotizzare l’uso di armi nucleari. La parola d’ordine è una sola: mobilitazione.

Il 21 giugno e oltre: una nuova stagione di lotta

Il sindacato si dice pronto a scendere in piazza, a partire dalla manifestazione europea del 21 giugno “Stop Rearm Eu”, e annuncia l’intenzione di promuovere – insieme alle reti, alle coalizioni e alla Via Maestra – un momento di confronto e proposta in Italia e in Europa. Un percorso contro la guerra e il riarmo, per riaffermare con forza il primato del diritto internazionale, della democrazia e della pace.

In un contesto internazionale in cui le parole sembrano aver perso valore e la guerra è tornata ad essere linguaggio dominante, la Cgil richiama la società civile alla responsabilità. Perché la pace non è solo un’aspirazione: è un impegno politico quotidiano.