Affermare oggi la pace significa molto più che chiedere la fine dei conflitti. Significa contrastare un sistema che ha trasformato la guerra in un meccanismo strutturale di potere, un modo per ridefinire gli equilibri del mondo e i rapporti economici. È il monito lanciato da Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, intervenendo questa mattina a Roma all’incontro internazionale “Osare la pace”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio.
Pace e giustizia sociale viaggiano insieme
“Vedo il rischio di qualcosa di più profondo – ha detto – come se la guerra fosse diventata uno strumento di sistema che intende cambiare quello che è stato finora”. Per Landini, la pace non può essere separata dalla giustizia sociale, e il primo passo per costruirla è rimettere al centro il lavoro e la persona, in contrapposizione a un modello economico dominato dal profitto. “In tutti questi anni – ha ricordato – abbiamo assistito a una svalorizzazione del lavoro e a un aumento delle disuguaglianze che non hanno precedenti. Pace e giustizia sociale vanno insieme, o non c’è nessuna delle due”.
Cambiare modo di fare politica
La denuncia del leader sindacale è netta: “Quello che dobbiamo cambiare è un modo di fare politica dove la persona non è più al centro. Oggi i giovani chiedono di poter avere un futuro e la costruzione della pace va di pari passo con la costruzione di un altro modello sociale”. Un modello che, secondo Landini, non può limitarsi a definire la pace come “assenza di guerra”, ma deve fondarsi su nuove regole democratiche e condivise, capaci di affrontare le sfide del nostro tempo: l’emergenza climatica, le migrazioni, il controllo delle tecnologie.
Armi minano la democrazia
Il segretario della Cgil ha poi annunciato l’intenzione di promuovere un’iniziativa sindacale a livello internazionale per fermare la corsa agli armamenti: “Bloccare la politica del riarmo è un punto centrale e fondamentale. La quantità di soldi investiti oggi nelle armi non ha precedenti, e questo mette in discussione anche la prospettiva di un’estensione della democrazia”.
Investire nella pace
Landini ha richiamato l’importanza della mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici, ricordando anche lo sciopero generale promosso contro l’invasione a Gaza e per la Flotilla: “Abbiamo scioperato per dire no a quanto accade in Palestina e per dire no a questa logica di riarmo. La condizione per poter avere diritti è che ci sia la pace. Gli investimenti devono andare in un’altra direzione, non in quella della distruzione”.
No all’economia di guerra
Citando papa Leone XIII, Landini ha denunciato la concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi: “Siamo privati delle cose necessarie e inondati delle cose superflue che servono al mercato”. Un’economia che, insieme alla corsa al riarmo – anche nucleare – mette a rischio la stessa esistenza dell’umanità. “O diventiamo tutti costruttori di solidarietà e fraternità nella diversità – ha avvertito – o rischia di passare tutta un’altra logica”.
Il futuro è dei giovani
Ma un segnale di speranza arriva, per il segretario Cgil, dai movimenti giovanili e femminili che in questi giorni si mobilitano contro la precarietà e il riarmo. “La novità – ha concluso – sono i giovani e le donne scesi in piazza per dire no a questa politica. Oggi la lotta per la pace e quella per la giustizia sociale non sono cose diverse: sono la stessa, identica battaglia”.






















