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260 testate giornalistiche internazionali, di oltre cinquanta Paesi, tra cui anche Collettiva.it, insieme per una campagna mediatica che condanna le uccisioni dei giornalisti da parte dell’esercito israeliano e chiede la protezione dei giornalisti di Gaza e la fine dell'impunità per i crimini perpetrati dall'esercito israeliano contro di loro. Chiede anche che alla stampa estera venga concesso un accesso indipendente alla Striscia, e che i governi di tutto il mondo accolgano i giornalisti palestinesi che vogliono essere evacuati.
Pagine e banner neri
La campagna parte oggi, 1° settembre, e prevede che i media aderenti escano con pagine o banner neri e con questo messaggio: “Al ritmo con cui l’esercito israeliano uccide i giornalisti a Gaza, presto non ci sarà più nessuno a tenervi informati. #Protezione per i giornalisti a Gaza #Si lasci entrare i reporter a Gaza” (il testo in inglese: “At the rate journalists are being killed in Gaza by the Israeli army, there will soon be no one left to keep you informed.” #ProtectJournalistsInGaza #LetReportersIntoGaza).
Contro gli attacchi mortali
Coordinata da Reporter Senza Frontiere e dal movimento globale Avaaz, l’iniziativa vede tra le testate italiane partecipanti, oltre alla nostra, anche Il Fatto Quotidiano, il Manifesto, la Rete No bavaglio, Ossigeno, e giunge pochi giorni dopo gli ultimi attacchi mortali dell’esercito israeliano contro i giornalisti nella Striscia.
Il 25 agosto, una di queste aggressioni ha colpito un edificio nel complesso medico di al-Nasser, nel centro di Gaza, un noto luogo di lavoro per i giornalisti, uccidendo cinque reporter e membri dello staff di testate locali e internazionali come Reuters e Associated Press. Due settimane prima, la notte del 10 agosto, un altro attacco israeliano aveva ucciso sei giornalisti, tra i quali il corrispondente di Al Jazeera Anas al-Sharif, che era l’obiettivo designato.
25 agosto, 5 morti
Sull’incursione all’ospedale Nasser di Khan Yunis del 25 agosto, un rapporto militare israeliano ha affermato che “sembra” che una telecamera di Hamas fosse l’obiettivo dell’attacco e nominava sei “terroristi eliminati durante l’attacco”, nessuno dei quali era tra i cinque giornalisti uccisi. Il Comitato per la protezione dei giornalisti ha chiesto un’indagine indipendente sull’accaduto.
“Il rapporto iniziale di Israele lascia molte più domande che risposte - ha dichiarato l’amministratrice delegata del comitato CPJ Jodie Ginsberg - e non spiega perché un carro armato israeliano abbia aperto il fuoco contro l’operatore della Reuters Hussam Al-Masri e sulla telecamera dell’agenzia di stampa, visibile in diretta, che aveva ripreso da quella posizione quotidianamente per diverse settimane. Né spiega perché i primi soccorritori, inclusi altri giornalisti, siano stati presi di mira in un apparente attacco cosiddetto ‘doppio colpo’ nello stesso luogo. La natura indiscriminata e sproporzionata dell’attacco richiede che su questo incidente si indaghi come un crimine di guerra”.
Oltre 220 giornalisti uccisi
Secondo i dati di Reporter senza frontiere, sono oltre 220 i giornalisti uccisi dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza in meno di 23 mesi. Almeno cinquantasei di loro sono stati intenzionalmente presi di mira dall’esercito o uccisi mentre svolgevano il loro lavoro.
La mobilitazione del primo settembre non ha precedenti per modalità e dimensione, anche se nei mesi scorsi si sono moltiplicate le iniziative delle organizzazioni giornalistiche internazionali per denunciare il massacro di reporter condotto impunemente a Gaza e chiedere l’accesso dei media stranieri nella Striscia.
La campagna chiede alla comunità internazionale un'azione decisa e in vista dell'apertura il 9 settembre dell'80ª Assemblea generale delle Nazioni Unite invita il Consiglio di sicurezza a porre fine ai crimini dell'esercito israeliano contro i giornalisti palestinesi.