La solidarietà sindacale internazionale è un valore fondamentale che si manifesta in momenti cruciali, quando i diritti dei lavoratori vengono minacciati e violati. È in questo contesto che va collocata la recente visita della delegazione del sindacato indipendente bielorusso in esilio, il Congresso bielorusso dei sindacati democratici - Bkdp, e dell’associazione Salidarnast, a Roma, per una serie di incontri istituzionali con Cgil, Cisl e Uil, dal 26 al 29 febbraio 2024.

Il governo bielorusso di Aljaksandr Lukašėnko ha ignorato per vent’anni le raccomandazioni e le richieste dell'Organizzazione internazionale del lavoro di rispettare i diritti del lavoro e la libertà di associazione sindacale. La repressione è aumentata drasticamente dopo le proteste di massa contro le elezioni false del 2020 e la guerra russa all'Ucraina. Nel 2021 è stato introdotto il divieto all’attività sindacale che di fatto vieta a tutti i lavoratori di essere rappresentati dai sindacati.

Oggi, sono 45 i sindacalisti in stato di detenzione e arresti domiciliari. 17 sono inclusi nelle liste nere controllate totalmente dal governo. Sono accusati di "estremismo" e persino di "terrorismo", accuse assurde che non hanno alcun fondamento nella realtà. Migliaia di lavoratori hanno perso il lavoro per la loro attività sindacale e incontrano grosse difficoltà a trovare lavoro nel settore privato e, soprattutto, in quello statale. Altri sono sfuggiti alla detenzione solo fuggendo dal Paese. Tutti i sindacati indipendenti sono vietati. Il sindacato Bkdp, nato nel 1991, è stato sciolto nel 2022, in seguito alle pene detentive decise dal tribunale nei confronti di tre dirigenti sindacali nel dicembre del 2022 per “reati contro l’ordine pubblico”.

Tra questi dirigenti sindacali, il presidente Aliaksandr Yarashuk, allora membro del Consiglio d’amministrazione dell'Organizzazione internazionale del lavoro, arrestato e portato in colonia penitenziaria, dove è stato sottoposto a un regime detentivo più severo, continua tutt’oggi il suo stato di detenzione in condizioni non facili.

Le violazioni delle Convenzioni Oil ratificate dalla Bielorussia sono state oggetto di indagine da parte della Commissione d'inchiesta dell'Oil sin dal 2004, istituita in relazione alle violazioni delle Convenzioni sulla libertà di associazione sindacale e la protezione del diritto di organizzazione (n. 87) e sul diritto di organizzazione e la contrattazione collettiva (n. 98).

La repressione senza precedenti dei lavoratori e degli attivisti sindacali che ha fatto seguito alle elezioni presidenziali del 2020 e alle successive proteste, è stata esaminata dall'Oil durante la Conferenza internazionale del lavoro del 2022, in cui è stato rilevato che, 18 anni dopo il rapporto iniziale della commissione d'inchiesta, il governo bielorusso non aveva ancora adottato misure per rispondere alla maggior parte delle raccomandazioni della Commissione.

Il 13 giugno 2023, l’Oil approva, ai sensi dell'articolo 33 della sua costituzione, relativo al mancato rispetto del rapporto della commissione d’inchiesta, una risoluzione nella quale denuncia le continue violazioni dei diritti dei lavoratori e l'arresto di numerosi sindacalisti da parte della Bielorussia e decide di adottare tutte le misure possibili e appropriate per garantire che la Bielorussia attui le raccomandazioni della commissione d’inchiesta. Questa decisione può comportare sanzioni, ma anche sostegno alle persone perseguitate dal regime e alla loro lotta per i diritti dei lavoratori a livello internazionale.

Nel corso della visita fitta di incontri per dare un seguito alla risoluzione Oil, con la presidente della Commissione affari esteri e difesa del Senato italiano, il ministero del Lavoro, parlamentari, e associazioni della diaspora - la delegazione bielorussa ha visitato la sede nazionale della Cgil e incontrato il segretario generale Maurizio Landini.

Oltre all’invito a esercitare pressioni diplomatiche sul governo Lukašėnko, per portare in libertà i sindacalisti ingiustamente imprigionati, la delegazione bielorussa ha richiamato l’attenzione sulla necessità di esercitare pressioni economiche sui datori di lavoro delle società multinazionali presenti in Bielorussia affinché attuino una condotta con la diligenza dovuta per affrontare gli impatti negativi sui lavoratori, sui diritti umani e sindacali e auspicato che questi incontri continuino per far progredire gli sforzi.