Gaza City è un cumulo di macerie, e la pioggia di missili israeliani sulla Striscia non accenna a diminuire. Dopo il monito dell'esercito israeliano alla popolazione di lasciare l'area prima di quelle che ha definito "operazioni militari rafforzate", circa 60.000 gazawi si sono avviati con mezzi di fortuna verso sud. Fonti mediche palestinesi confermate da Al Jazeera parlano di decine di morti dopo un attacco che ha colpito diversi edifici proprio nella parte meridionale del territorio palestinese. Bombardamenti sono stati segnalati anche nelle zone di Khan Younis e Rafah, unica porta verso l'Egitto.

Abbiamo raccolto la drammatica testimonianza di Giuditta Brattini, volontaria di Gazzella Onlus,un'associazione che si occupa di cura e riabilitazione dei bambini feriti da armi da guerra. Giuditta è bloccata proprio in un campo profughi dell'Onu a Khan Younis, dove si stanno ammassando migliaia e migliaia di persone in fuga. Il valico di Rafah, però, resta ancora chiuso.

“Il Governo italiano che sta facendo? - afferma - Nessun corridoio di sicurezza è stato aperto per i cooperanti e per i palestinesi che si sono spostati a Sud della Striscia. Questa è una cosa vergognosa. Si stanno commettendo crimini di guerra nel silenzio più assoluto. Ormai non c'è più acqua e si verificano le prime infezioni all'interno dei campi”.