Un nuovo massacro si è consumato a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. La Protezione civile locale ha denunciato che un attacco israeliano ha colpito il grande complesso dell'ospedale Nasser, provocando almeno venti vittime. Tra queste cinque giornalisti e un membro della stessa Protezione civile. Il portavoce Mahmud Bassal ha spiegato che il bilancio potrebbe aggravarsi. Secondo la ricostruzione fornita da Gaza, un drone esplosivo israeliano avrebbe colpito un edificio dell'ospedale . Subito dopo un raid aereo ha investito la zona, mentre si tentava di evacuare i feriti.

Le versioni contrapposte

L'esercito israeliano ha confermato un'operazione nell'area dell'ospedale, aggiungendo che il Capo di Stato Maggiore ha ordinato “un'indagine iniziale il prima possibile” e che l'Idf “si rammarica di qualsiasi danno arrecato a individui non coinvolti”. Nella nota diffusa, l'esercito ha ribadito che “l'Idf non prende di mira i giornalisti in quanto tali”. Ma i fatti raccontano altro. Secondo i dati forniti dalle autorità di Gaza, in quasi due anni di conflitto sono stati uccisi circa 275 giornalisti . Un tributo pesantissimo che si aggiunge alle decine di migliaia di vittime civili del conflitto tra Israele e Hamas.

I nomi ei volti

Tra le vittime c'è Mohammad Salama, fotoreporter e cameraman di Al Jazeera. L'emittente ha diffuso un comunicato durissimo: “Al Jazeera Media Network condanna, nei termini più forti possibili, questo orribile crimine commesso dalle forze di occupazione israeliane , che hanno preso di mira e assassinato direttamente i giornalisti nell'ambito di una campagna sistematica per mettere a tacere la verità”. L'Associated Press ha confermato la morte di Mariam Dagga, 33 anni, giornalista video freelance che collaborava con l'agenzia dall'inizio della guerra. “Siamo scioccati e rattristati”  si legge nella nota, sottolineando che Dagga non era in missione per l'Ap al momento della sua uccisione.

A perdere la vita anche Mohammed Al-Khaldi, giornalista freelance che occasionalmente collaborava con i media locali. Il direttore dell'ospedale Al-Shifa, vicino al luogo in cui era stata piantata la tenda, Mohammed Abu Salmiya, ha confermato la sua morte, avvenuta “a causa delle ferite riportate”.  Anche la Reuters ha pianto una vittima: il collaboratore Hussam al-Masri. Nello stesso attacco è rimasto gravemente ferito un altro giornalista dell'agenzia, Hatem Khaled. “Stiamo cercando urgentemente maggiori informazioni – ha dichiarato un portavoce – e abbiamo chiesto alle autorità di Gaza e di Israele di garantire assistenza medica immediata per Hatem ”.

Il sindacato dei giornalisti palestinesi ha infine annunciato la morte di altri due professionisti dell'informazione: Moaz Abu Taha e Ahmad Abu Aziz. Secondo l'Afp, Abu Taha aveva collaborato con diversi organi di stampa palestinesi e internazionali.

La guerra contro la verità

La lista dei giornalisti caduti sotto i bombardamenti si allunga giorno dopo giorno. Non si tratta solo di vittime collaterali: la sensazione diffusa nelle redazioni internazionali è che raccontare ciò che accade a Gaza sia diventato un rischio mortale . La protezione degli operatori dell'informazione, prevista dalle convenzioni internazionali, viene quotidianamente calpestata. A pagare il prezzo più alto sono reporter e fotoreporter palestinesi, spesso unici testimoni diretti della devastazione.