Amnesty International denuncia attacchi israeliani indiscriminati o diretti contro civili e obiettivi civili palestinesi che devono essere indagati come crimini di guerra e lo fa dopo avere visitato e fotografato i luoghi colpiti. Inoltre sono stati intervistati sopravvissuti, testimoni, un familiare di alcune vittime e capi religiosi, mentre il Crisis Evidence Lab di Amnesty ha esaminato immagini satellitari e materiale audiovisivo open-source per geolocalizzare e verificare gli attacchi. Non solamente, l’organizzazione umanitaria ha anche esaminato alcune dichiarazioni delle forze armate israeliane, inviando il 30 ottobre domande al loro portavoce, ma senza ricevere alcuna risposta.

Bombe sugli sfollati

In un comunicato Amnesty documenta quindi la “nuova indagine sulle violazioni delle leggi di guerra da parte di Israele, relativa a due attacchi che hanno causato 46 vittime civili tra cui 20 bambini, il più piccolo dei quali di soli tre mesi, e una donna ottantenne. Questi due episodi devono essere indagati come crimini di guerra. Gli attacchi, avvenuti il 19 e il 20 ottobre, hanno colpito un edificio appartenente al complesso di una chiesa di Gaza City dove si erano rifugiati centinaia di sfollati e un’abitazione nel campo rifugiati di al-Nuseirat, al centro della Striscia di Gaza”. Le forze israeliane, dice l’associazione umanitaria, hanno dimostrato ancora una volta un’agghiacciante indifferenza per il catastrofico numero di vittime civili dei loro incessanti bombardamenti sulla Striscia di Gaza occupata.

“Questi attacchi mortali e illegali fanno parte di un documentato schema di disprezzo per i civili palestinesi e dimostrano il devastante impatto dell’assalto senza precedenti da parte di Israele, che ha fatto sì che nessun luogo di Gaza sia sicuro, indipendentemente da dove i civili vivano o dove cerchino rifugio”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice delle ricerche globali di Amnesty International. “Sollecitiamo il procuratore della Corte penale internazionale – prosegue - ad assumere immediate e concrete iniziative per velocizzare l’indagine, aperta nel 2021, sui crimini di guerra e su altri crimini di diritto internazionale”.

Amnesty evidenzia l’urgente bisogno di un immediato cessate il fuoco, basandosi anche sulle “drammatiche testimonianze dei sopravvissuti e dei familiari delle vittime” con il “devastante costo umano di questi bombardamenti”, “un’istantanea della sofferenza di massa inflitta quotidianamente ai civili di tutta la Striscia di Gaza dagli incessanti attacchi israeliani”, come afferma Guevara-Rosas.

La voce dei sopravvissuti

Tra le testimonianze citate, quella di Hani al-Aydi, sopravvissuta all’attacco del 20 ottobre: “Eravamo in casa, era piena di gente, di bambini e parenti. Improvvisamente, senza alcun preavviso, è crollato tutto. Sono morti tutti i miei fratelli, i miei nipoti, le mie nipoti. È morta mia madre, sono morte le mie sorelle, la nostra casa non c’è più. Non è rimasto niente, ora siamo sfollati. Che altro potrà succedere di peggio?”

E ancora, gli esperti di armi di Amnesty hanno esaminato il video dell’esercito israeliano e altre immagini per concludere che una potente munizione aerea ha direttamente colpito l’edificio dove si erano rifugiate persone poi morte e ferite. “I responsabili del sito religioso – si legge nel comunicato - hanno dichiarato che, prima dell’attacco, vi avevano trovato riparo centinaia di sfollati; dunque, la loro presenza avrebbe dovuto essere nota all’esercito israeliano. La decisione di quest’ultimo di portare a termine l’attacco contro un noto edificio religioso che ospitava civili sfollati è stata sconsiderata e dunque equiparabile a un crimine di guerra, anche nel caso in cui si fosse ritenuto che nelle vicinanze c’era un obiettivo militare”.

L’organizzazione umanitaria ricorda infine che il diritto internazionale umanitario impone che le parti coinvolte in un conflitto armato devono sempre distinguere tra civili e obiettivi civili da un lato e combattenti e obiettivi militari dall’altro e che gli attacchi diretti contro i civili sono vietati in quanto attacchi indiscriminati.