Nel luglio del 2012, con un discorso che ha fatto storia, l’ex Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi disse che nell’ambito del proprio mandato, la Bce era pronta “a fare tutto il necessario” (in inglese, “whatever it takes”) per preservare l’euro e uscire definitivamente dalla Grande crisi scoppiata nel 2008. A distanza di tempo, siamo in grado di considerare positiva e, anzi, indispensabile quella politica monetaria europea “non convenzionale”, anche se non direttamente espansiva come quella americana della Fed. Tuttavia, l’incoerenza delle politiche economiche e di bilancio europee (le cosiddette politiche fiscali), all’insegna dell’austerità e della svalutazione competitiva, non hanno consentito né la convergenza tra le economie del Vecchio continente, né di recuperare i livelli di domanda, oltre che di produzione, precedenti al 2008.

Dinnanzi a una crisi ben più grave di quella finanziaria, anche solo restando all’impatto economico del Coronavirus, è necessario dimostrare di aver imparato la lezione. Eppure, ieri, per qualche ora, la situazione si era rovesciata: la Commissione europea dichiarava la disponibilità a sostenere i paesi in difficoltà; mentre la Bce affermava che non è suo compito “chiudere gli spread” tra paesi.

In sintesi, durante la presentazione delle misure che la Bce intende intraprendere per fronteggiare la pandemia, la Presidente della Banca centrale Christine Lagarde ha dato l’impressione che non sia disposta a difendere la stabilità dei conti dei paesi in difficoltà ad ogni costo – come fece Draghi – nonostante il momento straordinario che stanno attraversando. Le dichiarazioni della Lagarde hanno impattato pesantemente sulle aspettative, innescando una fuga dai titoli di Stato italiani che ha causato la peggiore perdita nella storia della borsa italiana e 60 punti di spread in più in un colpo solo.

La Bce può e deve controllare i tassi di interesse e gli spread, anche attraverso semplici annunci, anche per sostenere le politiche fiscali che richiedono più deficit e debito. Un paese sotto l’ombrello monetario della Bce non può fallire. Per questo, in un gesto inedito istituzionalmente, persino il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha pubblicato una nota in cui critica implicitamente la dichiarazione della Lagarde. Le parole della Presidente Bce sono state poi corrette spiegando che in emergenza può intervenire per contenere gli spread e assicurare la trasmissione della politica monetaria. Oggi, infatti, anche Philip Lane, Capo economista Bce e componente del comitato esecutivo, ha ribadito con ancor maggiore forza lo stesso concetto.

Dall’altra voce di Bruxelles arrivano parole sempre più incoraggianti, che aprono agli sforzi italiani: la Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen si dice pronta a mettere in campo “misure addizionali” per l’Italia e il Vicepresidente esecutivo della Commissione Europea Valdis Dombrovskis assicura di sostenere il nostro Paese “con ogni misura e con ogni mezzo a disposizione”.

Non a caso è cresciuto – con l’emergenza e con la pressione del sindacato – il deficit che il Governo italiano intende realizzare per affrontare le ripercussioni economiche dell’epidemia Sars-Covid-2: il Consiglio dei Ministri e poi il Parlamento hanno portato a 25 miliardi di euro lo stanziamento per far fronte alla situazione straordinaria, che diventano 1,1 punti percentuali dei Pil in termini di maggiore indebitamento netto. La somma non sarà utilizzata tutta nel primo decreto, che avrà la dotazione di circa la metà dei fondi stanziati e dovrebbe essere approvato oggi, venerdì 13 marzo, in 4 direttrici: sanità, protezione civile e forze armate; lavoro; liquidità per famiglie e imprese; fisco.

Oggi, la Commissione europea dichiara di essere pronta a sospendere le regole del Fiscal Compact proponendo al Consiglio europeo di attivare la cosiddetta “clausola di crisi” per
accomodare un sostegno fiscale più generale per tutta l’Area euro. Questa clausola, in caso di recessione dell’intera Zona euro o della Unione europea, prevede la sospensione delle correzioni di bilancio raccomandate dalla governance europea.

In realtà, non si tratta di una vera e propria deroga al Patto di Stabilità, perché sono possibilità già disposte dai Trattati, soprattutto considerando che le misure una tantum a cui ricorrono i paesi in emergenza come l’Italia, già oggi vengono calcolate fuori dai parametri di contenimento delle finanze pubbliche. In ogni caso, la Presidente Von Der Leyen anticipa la disponibilità ad accordare la massima flessibilità di bilancio al nostro Paese.

Si può fare di più. Oltre alla sospensione effettiva del Fiscal Compact, sarebbe opportuno, da un lato, sottolineare con una dichiarazione della Bce un tetto esplicito sugli spread tollerabili, oltre il quale intervenire direttamente, e dall’altro lato, attivare subito Eurobond – ossia forme di debito europeo per finanziare la spesa pubblica e gli investimenti necessari – attraverso la Banca Europea degli investimenti (Bei) e acquistati direttamente dalla stessa Bce. Il coordinamento, la condivisione e la cooperazione fra le istituzioni economiche europee conterrebbe le tensioni sui mercati e, al tempo stesso, i debiti sovrani, permettendo tutte le politiche espansive utili a uscire dall’emergenza economica e sociale.

Riccardo Sanna, Coordinatore area delle politiche per lo sviluppo Cgil