Si scrive Job Guarantee, si legge “Garanzia di un lavoro”, e cioè la necessità di un intervento pubblico per incentivare la creazione diretta di buon lavoro, un’ipotesi che torna ad animare il dibattito in Italia, in Europa, negli Stati Uniti, in tutto il mondo. Torna d’attualità anche come proposta per uscire da questo momento straordinario di crisi e come strada per far fronte all’emergenza, partendo da un presupposto: l’attuale modello di sviluppo è fallito, ha dimostrato tutta la sua fragilità con la dissipazione e in alcuni casi la distruzione di beni collettivi, inclusi quelli ambientali. Questi temi sono al centro dell’incontro via web “Obiettivo piena e buona occupazione. Quale ruolo per lo Stato? Dagli sgravi alla Job Guarantee” promosso dalla Cgil nazionale e dal Nidil Cgil, in programma giovedì 18 marzo alle 10, in diretta streaming su Collettiva. L'intenzione è porre le basi per una nuova visione delle politiche del lavoro, nuova rispetto a quella che si è andata definendo negli ultimi anni, nuova perché si auspica che vada al di là delle misure finora adottate, come per esempio gli incentivi e gli sgravi, e di quelle che ci si appresta a varare con il Piano nazionale di ripresa e resilienza.  

Già nel 2013 con il suo Piano del lavoro la Cgil ha voluto promuovere un intervento pubblico in economia, in grado di sostenere la domanda, dirottando così anche l’offerta verso un più alto sentiero dello sviluppo fondato su innovazione e sostenibilità. Oggi la prospettiva è quella di un nuovo modello di sviluppo in cui lo Stato assuma un ruolo attivo e non solo di smistatore di risorse, di regolatore o di controllore. Proporre la Job Guarantee in Italia significherebbe partire dai bisogni sociali e del territorio che il mercato normalmente ignora, determinando le priorità, i progetti e i programmi anche attraverso il coinvolgimento delle parti sociali, e definendo condizioni retributive non inferiori a quelle previste dai contratti collettivi per le mansioni esercitate. Con risultati sulla carta davvero interessanti: secondo le stime, la platea di un programma di “Garanzia” potrebbe essere di oltre 5,4 milioni di persone, tra forza lavoro potenziale, disoccupati, part-time involontari, sottoccupati, precari, “scoraggiati” e irregolari.

Al dibattito intervengono Andrea Borghesi, segretario generale Nidil Cgil, Riccardo Sanna, coordinatore area politiche dello sviluppo della Cgil, Martino Mazzonis, americanista, autore di “Lavorare tutti?”, Dario Guarascio, economista, docente all’università di Roma La Sapienza, Laura Pennacchi, coordinatrice del Forum Economia, le lavoratrici atipiche e discontinue Paola Maria Catapano, Elisa Fontanelli e Roberta Marzioni, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali Andrea Orlando, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini.