I consumatori possono fare la differenza. Possono decidere cosa comprare e da chi, fare scelte più o meno responsabili e consapevoli, organizzarsi, diventare una comunità, fare pressione sulle imprese, condizionare le produzioni. È a questi principi che si ispira il XI congresso di Federconsumatori, a Rimini fino all’11 maggio dal titolo, appunto, “Facciamo la differenza. Diritti, nuove tutele, nuova rappresentanza” e con un fitto programma di lavori. Un invito ai soci e ai cittadini, ma anche un monito.

“Le associazioni come la nostra possono organizzare le persone, battersi per difenderle e fare informazione, agendo come corpo collettivo, orientare le scelte per cambiare il mercato e indurre le aziende ad adottare comportamenti rispettosi dei valori fondamentali a cui facciamo riferimento – spiega il presidente Michele Carrus -: rispetto degli altri, del lavoro, dell’ambiente, delle comunità, della nostra e di tutte quelle con le quali un’impresa che produce beni e servizi entra in rapporto. Penso alle industrie che per produrre sfruttano le risorse naturali, i lavoratori, i bambini. Noi tutti abbiamo la grande opportunità di mettere a nudo il mercato, per condizionarlo, indurre comportamenti virtuosi in chi vi opera. È questo il senso del fare la differenza”.

Per Federconsumatori differenziarsi ha anche un’altra valenza, quella che la rende diversa dalle altre associazioni: è un’organizzazione ramificata, con decine di migliaia di scritti, conta quasi 800 sedi in Italia e tantissimi volontari che collaborano per difendere i più deboli, coloro che non ce la fanno a presentare da soli un’istanza o un’opposizione. “I nostri numeri sono reali, non come altre che si spacciano per associazioni ma nei fatti non lo sono – aggiunge Carrus, polemico -. Per questo chiediamo una riforma della rappresentanza consumerista, basata sulle vere attività svolte”.

Di azioni da fare e fronti aperti nel nostro Paese ce ne sono davvero tanti, soprattutto in questi ultimi tempi. A partire dalle vertenze nel settore dell’energia, che a causa dei rincari ha inciso in modo catastrofico sul carovita e nel quale si continuano a consumare truffe a danno degli utenti, in un mercato che non ha eguali in Europa: mentre in Italia si contano più di 700 fornitori, in Francia e in Germania ce ne sono poco più di 200.

“Noi chiediamo che ci sia un albo dei fornitori, dove finiscono le imprese autorizzate, quelle serie che mantengono una correttezza nei rapporti con i clienti – afferma Carrus -. Un altro fronte delicato è quello delle telecomunicazioni, dove si registrano situazioni analoghe. Finita l’ubriacatura della concorrenza, che avrebbe dovuto portare vantaggi ai consumatori, adesso bisognerebbe introdurre un filtro di qualità per gli operatori, altrimenti questi vantaggi saranno vanificati”.

Si tratta di ambiti dove per Federconsumatori andrebbero ripristinate e mantenute tutele e misure di sostegno per i più fragili: il 10 per cento degli italiani vive in condizioni di povertà energetica e i bonus per loro non sono sufficienti. Questo ci porta dritti dritti alle difficoltà che vivono oggi i consumatori, colpiti dall’inflazione più di quanto non ci raccontino i dati Istat.

L’aumento dei prezzi, spinto in molti casi da meccanismi speculativi e dal desiderio di fare profitti da parte delle grandi catene di distribuzione e dei produttori, sta mettendo in ginocchio le famiglie che non riescono più ad arrivare nemmeno a metà mese. Altro che fine mese. “Le statistiche ci dicono che hanno iniziato a diminuire i consumi dei beni alimentari – dice Carrus -, saltano i pasti, mettono nel carrello meno cibi proteici, comprano prodotti di bassa qualità, scelgono le promozioni. Per questo proponiamo una riforma dell’Iva, una riduzione o un azzeramento totale dei carichi fiscali, affinché i più bisognosi possano mantenere un livello di consumo adeguato”.

Facendo due conti, con la rimodulazione dell’Iva una famiglia media risparmierebbe 530 euro all’anno. Sembra poco, ma non lo è, perché l’inflazione è ingiusta, colpisce in modo diverso a seconda del reddito: se sei ricco, gli aumenti incidono sui tuoi acquisti per il 7 per cento, se sei povero, per il 12.

“Ci sono 11 milioni di italiani che non sono riusciti a farsi curare nel 2022 per carenza dell’offerta pubblica e perché andare nel privato costa troppo – ricorda Carrus -. Queste persone hanno bisogno di un’altra politica economica e sociale, di una riforma fiscale diversa. Poi c’è il caso della compagnia Eurovita posta in amministrazione straordinaria, con 400 mila clienti che hanno bisogno di una rapida soluzione per sbloccare la situazione e di avere garanzie sui loro investimenti. Ecco, noi lavoriamo e ci battiamo per loro, rimaniamo affezionati all’idea di essere gli avvocati dei poveri”.