Il tema della casa e delle politiche abitative è stato troppo a lungo assente dalla politica e dal dibattito pubblico, visto solo come un problema del singolo che deve arrangiarsi per trovare una soluzione, il più delle volte ricorrendo all’acquisto. Lo sconcertante scenario a cui assistiamo da anni adesso rischia di esplodere. È bastato l’aumento dei tassi di interesse che rendono più costosi i mutui e un’inflazione che nel contempo erode il potere di acquisto, che le compravendite sono calate drasticamente e si comincia a parlare di affitti insostenibili e di emergenza abitativa.

Il caro casa

Si parla di caro casa quando l’affitto supera il 30 per cento del reddito, limite che oggi viene superato largamente, mentre i dati ci dicono che le famiglie povere in affitto sono il 45,3 per cento del totale. Migliaia di nuclei sono in attesa di una casa popolare, il numero dei senzatetto continua ad aumentare, cominciano ad apparire le baraccopoli, tutto questo non interessa ai più. E si inizia a percepire il fastidio di chi non vuole vedere.

Si nasconde l’esclusione sociale relegandola nelle periferie. Si rimuove la povertà assoluta che riguarda 5 milioni di cittadini. Un atteggiamento radicato, che peraltro non comprende come anche la casa di proprietà vive condizioni di disagio, per i mutui e i costi da sopportare.

Un modello fallito

Partendo dall’emergenza abitativa che in Italia sta esplodendo e si sta imponendo nell'agenda politica che Cgil e Sunia hanno organizzato l’assemblea generale sulla casa incentrata sull’affitto e sulle case popolari, che ha messo a confronto diverse realtà con l’obiettivo di far emergere una serie di proposte.

Punto di partenza, il fallimento del modello esistente che ignora i cambiamenti. Si pensi al nuovo mercato del lavoro, che ai giovani chiede mobilità, flessibilità, lavoro agile, o a quel 10 per cento della popolazione in povertà assoluta che non ha un tetto sulla testa e che vive in strada o in alloggi di fortuna. Il liberismo ha fallito anche sul fronte del mercato della casa che si può governare solo controllando l'offerta differenziata e la risposta alla domanda debole, costituita oggi anche da una fetta di classe media impoverita, che può essere garantito da un'adeguata offerta pubblica e dal pieno utilizzo dell'enorme patrimonio pubblico e privato, che continua a non essere impiegato.

Dal governo nessuna risposta

Anche nel Def 2023 presentato dal governo non ci sono risposte per affrontare l’emergenza abitativa né sul piano fiscale che su quello delle politiche. Inoltre, la scelta di azzerare per il 2023 le risorse destinate al fondo sostegno affitti e morosità incolpevole risulterà nefasta, azzerando gli strumenti che hanno costituito negli ultimi anni un utile, anche se insufficiente, contributo per alleviare il disagio a 600 mila famiglie che ne beneficiavano.

Su questo abbiamo condiviso insieme alla Cgil una serie di proposte da introdurre nella conversione in legge del decreto 34/2023, per un rifinanziamento rilevante dei due fondi, l’aumento delle detrazioni a favore degli inquilini, permettendo di dedurre in tutto o in parte la quota di affitto, come avviene per i mutui, la proroga del 110 per cento per gli Iacp sino al 31 dicembre 2025 per la riqualificazione energetica degli alloggi pubblici.

Sos sfratti

Il provvedimento comporterà un aumento degli sfratti: per governarlo è necessario un provvedimento nazionale che istituisca un Tavolo per costituire cabine di regia a livello locale per sottoscrivere protocolli condivisi sulla gestione programmata delle esecuzioni degli sfratti, con un ruolo centrale dei Comuni e delle prefetture.

Nel contempo si deve puntare sulle agenzie sociali dell'abitare che, in sinergia con l’Osservatorio sulla condizione abitativa, lavorino per contrastare l'emergenza con soluzioni efficaci, interventi che prevengano l'acuirsi del problema, attraverso un incremento di alloggi privati da dare in locazione agevolata e semplifichino l'erogazione dei bonus per le locazioni.

L’abitare sociale

Occorre pensare a un nuovo modello di abitare sociale, dove il pubblico recuperi il proprio ruolo centrale negli interventi di housing sociale, di rigenerazione, trasformazione, riqualificazione.

Per la rigenerazione urbana è necessaria una legge. A questo proposito abbiamo già lanciato la richiesta dell'istituzione della Banca del riuso, principio che è tra i punti qualificanti della strategia del Green Deal europeo.  Si potrebbero da subito utilizzare fondi del Pnrr proprio per un censimento e una successiva riqualificazione green di questo patrimonio immobiliare da destinare a fini sociali.

Progetti condivisi

In questa ottica bisogna rilanciare il confronto col mondo cooperativo e del terzo settore, per un approccio che non sia solo imprenditoriale, ma sia al servizio di un progetto di carattere sociale. Contemporaneamente è necessario un nuovo Piano casa 2023/2030 di edilizia pubblica e sociale che permetta di incrementare l'attuale patrimonio pubblico.

Inoltre, sono necessari interventi su: la sospensione dello scatto Istat 2023 per i contratti senza cedolare secca e per gli alloggi di edilizia pubblica; una premialità fiscale ai proprietari che rinegoziano i canoni di locazione; inasprimento fiscale per gli alloggi sfitti; esentare Iacp ed enti gestori dal pagamento dell'Imu.

Bisogna poi porre un freno al diffondersi del fenomeno degli affitti brevi, che sta stravolgendo il volto e gli equilibri delle città d'arte, producendo effetti negativi sulla locazione residenziale e di lungo periodo.

In piazza (anche) per la casa

Occorre una fase di ulteriore confronto a livello territoriale con i soggetti impegnati su questi temi, con l’obiettivo di arrivare entro l’estate a una iniziativa nazionale di pressione su governo e parlamento, per rimettere il tema delle politiche abitative al centro dell’agenda politica del Paese.

Come Sunia abbiamo espresso la convinta adesione alle tre manifestazioni proposte per maggio da Cgil, Cisl e Uil, condividendo la piattaforma elaborata unitariamente, che contiene uno specifico punto sulla problematica delle politiche abitative.

Stefano Chiappelli, segretario generale Sunia