Oggi, 28 aprile, si celebra la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro. Un momento di riflessione sulla situazione drammatica che viviamo in Italia. Una costante emergenza alla quale la politica, nonostante le battaglie condotte da decenni dai sindacati, la Cgil in prima linea, non ha mai messo mano concretamente. Mancano gli ispettori sul lavoro, mancano investimenti consistenti, manca la costruzione di una cultura della sicurezza che spezzi questo circolo vizioso per cui, come ripete spesso Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, “in Italia si continua a morire di lavoro come cinquant’anni fa”. E quando si parla di salute e sicurezza sul lavoro non possiamo non citare l’Inca, il patronato della Cgil, che dedica una parte importantissima e consistente della sua attività proprio ad assistere lavoratrici e lavoratori vittime di infortuni, malattie professionali e a tutelare i famigliari di quanti perdono la vita sul lavoro. Fondamentale è stata la recente battaglia combattuta proprio dall’Inca per informare lavoratrici e lavoratori del fatto che il Covid, contratto in occasione di lavoro, è un infortunio. Sono tantissime le pratiche seguite dall’Istituto su questo fronte. E tantissimi i ricorsi che il patronato della Cgil ha vinto, permettendo al proprio assistito di ottenere il riconoscimento del contagio come infortunio professionale.

I dati

In Italia la strage continua. I dati dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering non lasciano dubbi sull’emergenza. “Nel 2022 gli infortuni mortali sono cresciuti del 17% (da 927 a 1080) rispetto al 2021. Mentre quelli Covid sono diminuiti del 96,6 % (da 294 a 10) quasi scomparendo dalle statistiche. Gli strumenti per invertire la disastrosa tendenza: formazione dei lavoratori e maggior diffusione di controlli”.

Il seminario 

Non è un caso che a pochi giorni dalla data di oggi, l'11 e il 12 maggio prossimi, l’Inca Cgil abbia deciso di organizzare, con la collaborazione dell’Università di Perugia e delle Facoltà di Giurisprudenza e Scienze Politiche, un seminario dal titolo “Il difficile percorso nel riconoscimento delle neoplasie professionali”, dedicato a uno degli aspetti più drammatici della questione salute e sicurezza sul lavoro, quello dei tumori che hanno un’origine professionale perché nascono dall’esposizione della lavoratrice o del lavoratore a un agente cancerogeno o a un ambiente insalubre, ma non vengono denunciati dalla vittima o riconosciuti. Il sottotitolo dell’iniziativa alla quale parteciperanno medici legali del patronato, professori universitari, oltre al presidente dell’istituto, Michele Pagliaro, è “Un’analisi legale e medico-legale per una efficace tutela del lavoratore”.

“In Italia – ci ha spiegato Sara Palazzoli del Collegio di Presidenza Inca Cgil – la percentuale di decessi per tumore riconducibile a origine professionale, a cancerogeni presenti in attività lavorativa, è importante ed è drammaticamente urgente dare una svolta alla situazione. Perché ci si può ammalare e morire di tumore svolgendo una determinata professione. In Italia si denuncia troppo poco e vengono riconosciuti pochissimi tumori di origine professionale. La nostra iniziativa ha l’obiettivo di far emergere l’origine professionale di alcuni tumori, accendere i riflettori sul tema del riconoscimento delle neoplasie professionali e mettere in campo un’efficace e corretta tutela per la lavoratrice e il lavoratore esposti a determinati prodotti o che svolgono la propria attività in ambienti insalubri. Vogliamo ricostruire quel percorso reso ancor più difficile anche dalla precarietà dilagante che costringe le lavoratrici e i lavoratori a cambiare spesso lavoro. Ricordando a tutti che il diritto alla Salute è sancito dalla nostra Costituzione”.

L’Inca e la battaglia per la tutela

Il 28 aprile è una giornata importante – ci ha detto Sara Palazzoli –. La dobbiamo far vivere per raccontare la cultura della sicurezza, sia in termini di prevenzione, sia in termini di tutela. Il mio e il nostro appello è quello di rivolgersi alle delegate e ai delegati sul luogo di lavoro o recarsi direttamente alla Camera del Lavoro Cgil dove si trova lo sportello Inca con i nostri medici legali che analizzeranno le condizioni del singolo lavoratore per valutare se ci sono elementi per ottenere la giusta tutela. Fare un’indagine significa trovare le risposte alla domanda di tutela individuale cui è dedicata l’opera del patronato, ma significa anche costruire la tutela collettiva insieme alle categorie, al fine di creare condizioni e un luogo di lavoro salutare e sicuro. Venite nei nostri uffici per la salvaguardia vostra e dei vostri colleghi”.