Le norme del nuovo decreto immigrazione in tema di soccorso e permessi di soggiorno sono oggetto di obiezioni, sollevate da più parti, in termini di anticostituzionalità e si pongono al centro di valutazioni anche politiche oltre che giuridiche.

Per il sociologo Luigi Manconi, responsabile del Comitato per il diritto al soccorso e già senatore, il problema fondamentale non è quello dell’incostituzionalità, perché chi ha scritto il provvedimento ha evitato accuratamente di correre questo rischio. La questione fondamentale è rappresentata invece dall’intento punitivo nei confronti delle Ong che prestano soccorso in mare ai migranti: “Il carattere politico delle finalità del decreto sono limpidissime”.

Una disposizione odiosa

“Non a caso – spiega Manconi – un passaggio cruciale, e probabilmente il più critico riguarda il divieto di attività di soccorso multiple. Una nave delle Ong può infatti prestare aiuto una e una volta sola, deve poi indirizzarsi verso il porto indicato ed escludere la possibilità di soccorrere altri naufraghi che incontrasse lungo la sua rotta. Si tratta di una disposizione particolarmente odiosa perché contraddice lo spirito, la sostanza giuridica politica e morale dell’attività di soccorso”.

Non solamente, si chiede alle Ong di raccogliere le richieste di protezione umanitaria già sulle navi stesse di soccorso. È qui che Manconi rileva problemi dal punto di vista giuridico, “perché la raccolta di richiesta di protezione internazionale, come ripetutamente affermato da Corti nazionali e internazionali, si fa sulla terra ferma e non sui natanti”.

Idea sbagliata

L’ex presidente della Commissione straordinaria per i diritti umani del Senato sottolinea che “alla base di queste nuove norme c’è un’idea che vede le Ong come uno strumento di controllo dell’immigrazione, al punto che nell’articolo si parla anche di raccolta d'informazioni relative all’immigrazione clandestina, stravolgendo il ruolo delle Organizzazioni che hanno la sola finalità d'impedire che un determinato gruppo di persone muoia nelle acque”.

Lo scopo del decreto è “limitare al minimo, restringendo l’arco delle attività, introducendo divieti, l’attività di soccorso che risponde a un diritto fondamentale – conclude Manconi -, quello del soccorso, fondamento stesso dell’intero sistema dei diritti universali della persona”.