I rider sono lavoratori subordinati e per questo Just Eat Italy è tenuta a fornire loro guanti, mascherine, gel e igienizzanti per lo zaino. Lo ha confermato il tribunale di Firenze, con l’ordinanza che ha rigettato le argomentazioni del colosso del delivery. Con le sue memorie difensive, la società sosteneva che ai ciclofattorini non si dovesse applicare la disciplina della subordinazione e tanto meno il decreto legislativo 81 che obbliga le aziende a fornire ai lavoratori i dispositivi di protezione individuale. “Una nuova e importante vittoria della Cgil, che non solo riconosce il diritto alla sicurezza dei rider, ma stabilisce l’applicabilità della disciplina del rapporto di lavoro subordinato – commenta la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti, che ricorda come il provvedimento, nel respingere le difese di Just Eat stabilisce la fondatezza della prospettiva di tutela per la quale la confederazione si è sempre battuta.

Il caso era stato portato davanti al giudice da Yiftalem Parigi, ciclofattorino di Just Eat e delegato Nidil Cgil: “Il giudice spiega in modo chiaro che a noi deve essere applicata interamente la disciplina della subordinazione – dichiara - perché siamo eterorganizzati dal committente e lavoriamo in modo continuativo, a prescindere da quante volte lo facciamo a settimana e da quanto guadagnamo. Quello che conta è per quanto tempo si è lavorato per la società”. Periodo che, nel caso di Parigi, va da novembre 2019, e cioè da quando la società ha avviato l’attività a Firenze, a marzo di quest’anno.

Questo è un punto fondamentale dell’ordinanza. “Al di là della formale qualificazione del rapporto di lavoro autonomo occasionale, come avviene per la maggior parte dei rider – spiega Scacchetti - il giudice ritiene applicabile l’intera disciplina della subordinazione, attraverso l’art. 2 del d.lgs 81/15, ritenendo irrilevante la stabilità ai fini della continuità della prestazione”. Il tribunale di Firenze, infatti, facendo proprie le istanze e le osservazioni che la Cgil da sempre porta avanti, analizza a fondo l’algoritmo che scandisce l’attività dei rider e afferma l’esistenza di un coordinamento e di un controllo effettuato dalla piattaforma digitale.

“Si tratta di un’ordinanza che premia la tenacia dei nostri delegati e la campagna di mobilitazione che da mesi stiamo portando avanti con le categorie e i territori – conclude l’esponente della Cgil Tania Scacchetti – convinti che sia ineludibile il riconoscimento di pieni diritti a questi lavoratori che, come troppi altri, sono spesso invisibili e sfruttati”. La vittoria è dunque soprattutto loro, dei lavoratori e di chi si è esposto in prima persona per sfidare la multinazionale del food delivery. “Per la cronaca, Just Eat mi aveva accusato di essere un opportunista, di usare la giustizia per fini politici, di ingolfare i tribunali con queste cause inutili e di diffamarla con i miei post su Facebook – si sfoga Yiftalem Parigi -. Ma grazie a queste cause inutili finalmente si afferma che non siano lavoratori di serie B, e l’azienda è costretta a fare quello che si rifiuta di fare, e cioè riconoscerci la dignità che spetta a tutti coloro che lavorano”.