“La mia riflessione sull’esistenza di un welfare meridiano prende le mosse da tanti incontri, tanti incidenti di percorso e da un cammino durato trent’anni. Trent’anni di ricerche che non pensavo fossero tali, fino a che non mi sono deciso a scrivere questo libro. Fino a ieri pensavo fossero solo tante azioni, oggi, rivedendole tutte insieme, capisco che quelle azioni erano una trama della retroguardia, una teorizzazione fatta da centinaia di scienziati che dalle cattedre delle loro fragilità sono stati i miei maestri”.

Si presenta così nell’incipit di uno dei primi capitoli del volume Angelo Moretti, autore di questo libro dal titolo Welfare meridiano (Rubbettino editore, pp. 232, euro 16), che segue diverse pubblicazioni da lui scritte e concentrate su modelli innovativi di welfare, ed è frutto di una serie di esperienze vissute sul campo, giorno dopo giorno, sin dalla prima adolescenza. La storia inizia da lontano, o forse da qualcosa che resta sempre vicino a noi, facendo ormai parte del dna della nostra Penisola: il divario tra Nord e Sud, i luoghi comuni che si inseguono da decenni, gli errori compiuti e reiterati da parte delle istituzioni, in genere dal mondo politico.

Moretti prende spunto dalle varie classifiche riguardanti la qualità della vita nelle nostre città, con particolare riferimento a quelle rese note da testate importanti quali Sole 24 ore, Italia Oggi e Avvenire, appena dopo la fine della crisi dovuta al periodo Covid, se mai questa crisi abbia davvero conosciuto fine. In ognuna di queste emerge lo stesso dato: il Sud resta indietro su tutto in fatto di qualità della vita, fotografando dunque un immobilismo statistico, e non solo, che affonda le sue radici nella notte dei tempi.

Eppure qualcosa si muove, e le responsabilità vanno ben distribuite, o almeno ricercate nella maniera dovuta. Perché è proprio durante e dopo il Covid che lo stato sociale sembra assumere altri contorni, dato che ad aver retto alla difficile realtà pandemica sembrano esser state quelle strutture sorrette dalla “vicinanza”, vale a dire dal rapporto umano, più facile da costruire nei piccoli comuni, nei territori a misura d’uomo, là dove una persona continua a essere tale prima che un numero.

Da qui la proposta di un welfare meridiano, che Moretti mutua recuperando il “pensiero meridiano” di Franco Cassano, già espresso in un suo scritto del 1996 e rinfrescato dopo un decennio, quando il sociologo e politico italiano, scomparso due anni or sono, conferma come pensiero meridiano sia “quel pensiero che si inizia a sentir dentro laddove inizia il mare, quando la riva interrompe gli integrismi della terra (in primis quello dell’economia e dello sviluppo), quando si scopre che il confine non è un luogo dove il mondo finisce, ma quello dove i diversi si toccano e la partita del rapporto con l’altro diventa difficile e vera. Il pensiero meridiano infatti è nato proprio nel Mediterraneo, sulle coste della Grecia, con l’apertura della cultura greca ai discorsi in contrasto, ai dissoi logoi”.

Nel libro, generoso di esempi concreti che si orientano seguendo questa linea teorica, si possono così incontrare i protagonisti del centro “È bello insieme”, dedicato alla sofferenza psichiatrica, da cui scaturisce il progetto “Orto di Casa Betania”, dove nei primi anni di nuovo secolo Moretti coniuga all’avviamento di una produzione agricola biologica la formazione destinata a un gruppo di lavoratori disabili; la tappa successiva diventa così “Germogli di libertà”, composta da persone in carcere per vari reati, messi nelle condizioni di scontare la loro pena anche attraverso la cosiddetta “rieducazione”, vocabolo sempre troppo lontano dai luoghi di reclusione nostrani.

Sono soltanto alcune delle tante attività messe in moto e portate avanti da Angelo Moretti negli ultimi tre decenni, che descrivono come possa essere diverso il concetto di welfare, e come possa essere mirato a obiettivi ben precisi coinvolgendo un numero impressionante di persone, in varia forma e natura. Persone comuni, con storie diverse, che popolano le pagine di questo libro raccontando un’Italia diversa, un Meridione diverso, lontano da vetusti stereotipi, vicino a chi ha bisogno di solidarietà e sostegno.