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Il sindacato ha incontrato nella giornata di ieri (1 luglio) le senatrici e i senatori, per un’audizione dedicata al futuro del servizio pubblico radiotelevisivo. È stata l’occasione per presentare all’aula le proposte della Slc Cgil per una riforma della Rai, che da troppo tempo ormai urge, eppure giace come lettera morta.
Tra i punti principali, senza dubbio l’impellenza di garantire a tutti i cittadini un’informazione libera e indipendente. E dunque, testate giornalistiche categoricamente svincolate dalle logiche di lottizzazione. “Serve una riforma che tuteli davvero la libertà di stampa” ribadisce la Slc Cgil, e proprio da questo ne consegue l’urgenza di dire davvero basta alle ingerenze politiche.
Il passo più importante sarebbe, per raggiungere l’obiettivo, quello di dire stop alla nomina da parte dell'esecutivo dell’ad Rai: “Il Parlamento scelga il miglior sistema per garantire vera autonomia e pluralismo – commenta Slc – la governance deve essere libera dal controllo del governo, sia nella nomina che nelle eventuali dimissioni. Basta con lo spoil system e con mandati legati alla legislatura”.
Il sindacato richiama anche al rilancio delle sedi regionali, perché tornino a essere protagoniste nei territori, non solo come redazioni, ma come veri motori culturali, economici e sociali. Questo è ancora più importante per le produzioni dedicate alle minoranze linguistiche. Il modello produttivo Rai, che si fonda sull’idea della pluralità e della diffusione, va dunque difeso: i quattro centri di produzione (più quello decentrato di Trieste) sono un patrimonio da tutelare.
“La Rai è la più grande realtà culturale del Paese, un pilastro per il cinema, la fiction e l’audiovisivo italiano”. Ma è anche una delle aziende più attanagliate dai debiti, che finiscono per essere scaricati su lavoratrici e lavoratori, eternamente appesi a contratti precari. Per questo il sindacato sottolinea l’urgenza di risorse certe e garantite: fondi stabili, e pianificati su base pluriennale, in linea con la durata del contratto di servizio.
Infine, l’EMFA, lo European Media Freedom Act, che nel nostro paese aspetta ancora di essere recepito e applicato “senza scorciatoie – conclude la Slc - vogliamo che i principi europei sull'indipendenza e il pluralismo dei media siano rispettati fino in fondo”.