Ormai ci ha abituato ai coups de théâtre. No, non stiamo parlando di uno dei nostri attori italiani pluripremiati, ma sempre di mattatore si tratta, anche se della scena politica. Da quando si è insediato un anno fa, il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano ha proposto di aumentare il costo dei biglietti d’ingresso ai musei, promesso di leggere i libri candidati allo Strega e, negli ultimi giorni, lanciato l’idea di recuperare risorse per il mondo dello spettacolo con quella che è stata subito battezzata come una tassa che porta il suo nome. Tagli al cinema sì, tagli no, tagli forse, la suspence è il cuore dello show. Ma “sostenere lo spettacolo e la cultura significa garantire salari dignitosi e sicurezza sociale, non sottrarre risorse tassando gli spettacoli”, commenta Sabina Di Marco, segretaria nazionale Slc Cgil, a proposito dell’ipotesi ventilata dal ministero della Cultura di introdurre una tassazione sugli introiti degli eventi culturali.

CINEMA E FONDAZIONI LIRICO-SINFONICHE

Se confermata, la misura acuirebbe “la tendenza a centralizzare le risorse, limitando la libertà dei singoli enti e – aggiunge la dirigente sindacale – il pluralismo culturale del Paese”. Pluralismo già troppo spesso minacciato da una situazione ormai endemica, un contesto in cui pochi colossi produttivi convivono con una fervente e vivace comunità di piccole realtà associative che con fatica sopravvivono. Prodotti culturali di eccellenza, cui troppo spesso non corrisponde un altrettanto eccellente e adeguato sostegno pubblico.

E poi ci sono le lavoratrici e i lavoratori. “La priorità, piuttosto, è distribuire le risorse – sollecita Di Marco – necessarie ai rinnovi dei contratti di lavoro”, da oltre vent’anni bloccati sia nel cine-audiovisivo (cinema, serie tv), sia nello spettacolo dal vivo. Le Fondazioni Lirico-Sinfoniche hanno annunciato nelle scorse settimane un percorso di mobilitazione importante, iniziato il 21 ottobre con lo sciopero al Teatro Regio di Torino, dove la prima della Bohème non è andata in scena, e proseguito con i palcoscenici andati deserti al San Carlo di Napoli, al Massimo di Palermo e all’Opera di Roma. Ma su questo la Slc Cgil si dice pronta a ragionare insieme al governo di soluzioni concrete, con l’obiettivo di chiudere una vicenda che si trascina ormai da due decenni, e restituire dignità alle lavoratrici e ai lavoratori di un comparto martoriato dai tagli. Altro che all’Alba vincerò.

INDENNITÀ DI DISCONTINUITÀ

Nel mondo dello spettacolo c’è poi un’altra questione urgente, che le lotte di artisti, tecnici e sindacati hanno finalmente messo in evidenza negli anni bui della pandemia. Si tratta dell’indennità di discontinuità, norma messa nero su bianco, come ricorda di Marco, ma a giudizio della Slc in una versione inadeguata ai reali bisogni di maestranze, attori, registi e professionisti del settore. Nella proposta dell’esecutivo, l’indennità di discontinuità è “un semplice ammortizzatore sociale, invece di una misura specifica per un lavoro strutturalmente discontinuo. I requisiti fissati – continua la sindacalista – precludono l’accesso a una vasta platea di persone che pure ne avrebbe diritto. Basti pensare all’incompatibilità con Alas, Naspi e addirittura con maternità, malattia e infortunio”.

PRONTI ALLA MOBILITAZIONE

La Slc Cgil ha annunciato che promuoverà tutte le azioni necessarie a definirne la riscrittura completa. A oggi il sindacato ha ottenuto la disponibilità del sottosegretario Gianmarco Mazzi ad aprire un tavolo apposito, a cui parteciperà anche l’Inps. Insomma, lo spettacolo deve andare avanti. Ma la scena è ancora tutta da scrivere. Al ministro Sangiuliano la responsabilità del lieto fine.