Stiamo attraversando tempi difficili. La guerra è tornata nel cuore dell’Europa e il rischio di uno scontro nucleare sta diventando reale. Crescono le disuguaglianze e le ingiustizie sociali. La crisi ambientale e il disastro ecologico mettono a rischio il futuro della Terra.

Nelle parole di Papa Francesco, nelle sue Encicliche, "Laudato Si” e “Fratelli Tutti”, troviamo una grande consonanza sui problemi e sulle preoccupazioni che oggi travagliano l’umanità e il nostro pianeta. Da qui sono nati il desiderio e la nostra richiesta di un incontro con il Santo Padre.

Richiesta che è stata accolta e il 19 dicembre scorso la Cgil, per la prima volta, è stata ricevuta in udienza dal Papa. Circa cinque mila delegati, tra attivisti e dirigenti, hanno partecipato, nella sala Nervi in Vaticano, all’incontro con Papa Francesco.

Un evento per noi molto importante, che personalmente mi ha arricchito e particolarmente emozionato. Il risultato di un lungo percorso di avvicinamento con l’associazionismo laico e cattolico che, dal tema della pace nel mondo a quello della centralità del lavoro e di un nuovo modello di sviluppo, ha trovato un terreno comune.

L’attuale modello sociale ed economico ha svalorizzato il lavoro e l’ha reso precario. Lo sfruttamento, il caporalato, il lavoro nero e una disoccupazione che cresce, soprattutto per i giovani, le donne e nel Mezzogiorno, mortifica la speranza per il futuro.

Insieme, laici e cattolici, possiamo batterci per cambiare una società fondata sulla competizione, l’egoismo, lo sfruttamento, le tante forme di solitudine. Per affermare, invece, il valore dell’uguaglianza, della differenza di genere, della fratellanza e del riconoscimento delle diversità quale fondamento dell’uguaglianza stessa. Per rimettere al centro la persona e i suoi diritti, respingendo la cultura dello scarto.

Le parole di Papa Bergoglio che abbiamo ascoltato in udienza, “non c’è sindacato senza lavoratori e non ci sono lavoratori liberi senza sindacato”, l’invito a “fare rumore”, a “dare voce a chi non ha voce”, a “essere sentinelle” del mondo del lavoro, ci responsabilizzano ulteriormente e rafforzano le nostre convinzioni.

La sua attenzione per i giovani, “spesso, costretti a contratti precari, inadeguati e schiavizzanti”, per le donne e le discriminazioni di genere, per “i troppi morti e feriti sui luoghi di lavoro” che sono “una sconfitta per tutta la società”, ci incoraggiano e ci danno la forza per procedere nel nostro impegno per un cambiamento profondo, fondato su un diverso e gioioso rapporto tra uomo e natura, su un nuovo umanesimo, non sulla logica del mercato e del profitto, ma sul superamento dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.