Il 20 settembre 1934 nasceva Sophia Loren, pseudonimo di Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone, considerata una delle più grandi attrici della storia del cinema (l’American Film Institute l’ha inserita al ventunesimo posto tra le maggiori interpreti femminili di tutti i tempi).

Diretta nel 1960 da Vittorio De Sica ne La ciociara, vincerà per questo film il Premio Oscar, il primo dato ad un’attrice italiana per un film italiano. Durante la sua carriera sarà diretta, tra gli altri, da Sidney Lumet, Charlie Chaplin, Martin Ritt, George Cukor, Henry Hathaway, Dino Risi, Mario Monicelli, Ettore Scola e Vittorio De Sica, recitando accanto a Marcello Mastroianni, Marlon Brando, Cary Grant, John Wayne, Clark Gable, solo per citarne alcuni.

Al fianco di Marcello Mastroianni la Loren è protagonista del film Una giornata particolare, inserito nella prestigiosa lista dei 100 film italiani da salvare, un autentico capolavoro del cinema italiano. Antonietta - casalinga ingenua e poco colta, madre di sei figli sposata con un impiegato ministeriale, fervente fascista - e Gabriele - ex radiocronista dell’Eiar in aspettativa sospettato di essere antifascista - si conoscono a Roma nel maggio del 1938, nella giornata della storica visita di Adolf Hitler nella capitale.

Alla bellezza e procacità di Antonietta, Gabriele reagisce confessando la sua omosessualità, causa principale del suo licenziamento e della sua prossima conduzione al confino in Sardegna. Antonietta lo vede mentre viene condotto via da due guardie, poco prima che lei sia costretta a raggiungere a letto il marito-padrone, intenzionato a generare il settimo figlio per ricevere l’ambito premio per le famiglie numerose.

Il film ha delle incongruenze storiche (la voce dell’Eiar che Antonietta e Gabriele ascoltano alla radio non è - come viene detto - di Guido Notari; Antonietta non può canticchiare la canzone Mamma non ancora incisa nel 1938), ma rimane ancora oggi - forse - il modo più vero per conoscere l’essenza della storica, tragicomica visita di Adolf Hitler a Roma.

Perché, come scrisse Sophia Loren nel suo libro di ricordi Ieri, oggi, domani , “basta poco per incontrarsi, basta seguire un merlo indiano scappato dal balcone, basta osare più in alto sulla terrazza, tra le lenzuola che asciugano al sole, per illuminare un cielo sbiadito di nuovi colori”. Basta poco perché una “donna e madre” incontri un uomo “né soldato, né marito, né padre”, raccontando una storia ancora, purtroppo, troppo attuale.

Forse non tutti sanno che gli omosessuali sono stati il terzo gruppo, dopo ebrei e zingari, ad essere perseguitati, internati e uccisi nei campi di sterminio tedeschi. Così come il nazismo, anche il fascismo li perseguiterà, pur non contenendo il codice penale Rocco una specifica normativa anti omosessuale.

Nel progetto iniziale del Codice, in realtà, era previsto un articolo - il 528 - che puniva con la reclusione da uno a tre anni i colpevoli di relazioni omosessuali. Alla fine, però, “La Commissione ne propose ad unanimità e senza alcuna esitazione la soppressione per questi due fondamentali riflessi. La previsione di questo reato non è affatto necessaria perché per fortuna e orgoglio dell’Italia il vizio abominevole che ne darebbe vita non è così diffuso tra noi da giustificare l’intervento del legislatore, nei congrui casi può ricorrere l’applicazione delle più severe sanzioni relative ai diritti di violenza carnale, corruzione di minorenni o offesa al pudore, ma è noto che per gli abituali e i professionisti del vizio, per verità assai rari, e di impostazione assolutamente straniera, la Polizia provvede fin d’ora, con assai maggior efficacia, mediante l’applicazione immediata delle sue misure di sicurezza e detentive”.

A far scattare la denuncia è sufficiente una delazione, la segnalazione di un vicino di casa, del portinaio, di un collega d’ufficio, del parroco. I metodi repressivi di cui si può trovare traccia negli archivi variano dal pestaggio all’uso delle classiche bottiglie d’olio di ricino, dal licenziamento se si lavora per un ente pubblico all’ammonizione (una specie di arresto domiciliare mitigato) sotto la sorveglianza costante della polizia, fino alla deportazione nelle isole o in remote località del Sud.

Tutte forme di repressione che non passano attraverso il codice penale e perciò non entrano a fare parte di statistiche. Storie poco note ad una società che spesso tendeva tristemente ad avallare, indolori per i più ma non ovviamente per chi ne era colpito.

In totale saranno oltre 20mila le pratiche di ammonizione nei confronti degli omosessuali, alcuni dei quali saranno anche confinati in isole del Mediterraneo - in particolare le Tremiti come detenuti politici, poi rimandati a casa come detenuti ‘comuni’ - o nelle miniere di Carbonia, in Sardegna, con lo stigma di asociali.

Dalla fine del nazifascismo bisognerà attendere il 17 maggio 1990, perché l’omosessualità sia rimossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dalla lista delle malattie mentali.

Secondo l’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali, più del 50% delle persone lesbiche, bisex, gay e trans in Italia oggi non dichiara il proprio orientamento sessuale, pensando quasi la totalità di loro che il nostro Paese non si impegni per nulla o quasi per nulla in una lotta efficace contro l’intolleranza.

È bella. È mamma. È moglie. Quante volte siamo state descritte così? Da 76 anni ormai siamo un paese libero, ma siamo davvero così certi di essere tornati ad essere un paese civile? Siamo davvero convinti che Gabriele sia solo il personaggio di un vecchio film? Siamo davvero convinti che Antonietta sia l’infelice protagonista di un tempo che per fortuna non c’è più? Siamo davvero convinti?