Nel marzo 2020, ormai quasi un anno fa, chiudevano i musei, le biblioteche e gli archivi di tutta Italia. Sbarrate le porte, il mondo della cultura si è aperto a modalità alternative di fruizione, sfruttando le possibilità offerte dagli strumenti digitali e reagendo con prontezza e creatività alla chiusura forzata lavorando da remoto alle attività di ricerca, catalogazione e comunicazione di contenuti online. Anche gli enti culturali del lavoro si sono reinventati, sperimentando tempi e metodologie di lavoro completamente inediti, che però hanno riconfermato l’importanza del radicamento degli archivi, dei musei, delle biblioteche, la cui interrelazione si è dimostrata una infrastruttura indispensabile, oggi più che mai.

Come scriveva qualche mese fa, in relazione al Manifesto dei beni culturali, Fabrizio Loreto, presidente della Società italiana di storia del lavoro, “la storia del lavoro (…) come poche altre discipline ‘settoriali’, permette di intrecciare nello stesso tempo molteplici ambiti di indagine: dalla dimensione economica, in quanto il lavoro è sempre stato (e resta) il fattore decisivo di ogni forma di produzione, al valore sociale, poiché il lavoro è sempre stato (e resta) un vettore eccezionale di emancipazione individuale e collettiva; dalla sfera politica, perché il lavoro è influenzato e influenza i rapporti di potere, agli ambiti più strettamente giuridici e istituzionali, in quanto il lavoro è sempre stato oggetto di normative più o meno stringenti nel tentativo di regolamentarlo”.

“Anche la storia del lavoro – proseguiva Loreto - necessita di fonti, le più ampie e ricche possibili, custodite negli archivi e nelle biblioteche degli enti culturali, che rappresentano un patrimonio prezioso e insostituibile non solo per la comunità degli studiosi ma per l’intera collettività. Le fonti, di qualsiasi genere e natura (testimonianze orali e documenti scritti, fonti a stampa e audiovisive, prodotte nel corso dei secoli da singole persone e da soggetti collettivi, imprese e organizzazioni, associazioni e movimenti, partiti e sindacati, enti pubblici e privati, personaggi famosi e gente comune), hanno un’importanza straordinaria; per questo la conservazione e la tutela, l’utilizzo e la valorizzazione dei beni culturali, in quanto tra i più importanti ‘beni comuni’ che abbiamo a disposizione, dovrebbero essere ai primi posti nell’agenda politica delle classi dirigenti, a livello locale e nazionale, europeo e internazionale”.

 

Proprio sul sito della Società italiana di storia del lavoro è disponibile una breve guida alle fonti online ad accesso libero (Fonte Sislav, ultimo aggiornamento settembre 2020).

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Da anni ormai l’Archivio storico della Cgil nazionale lavora per rendere disponibili online i propri materiali, con risultati apprezzabili già prima dell’emergenza e oggi rivelatisi essenziali. L’inventario analitico delle carte è disponibile online fino al 1986 e fino a questa data sono consultabili e scaricabili, in file digitalizzato allegato alla scheda documento, tutti i verbali confederali e tutte le circolari confederali dal 1944. Sono inoltre disponibili per la consultazione nella biblioteca digitale del sito web della Direzione generale per gli archivi (Dga) i volumi della collana “Strumenti” contenenti gli inventari dal 1957 al 1986 (I, II, III) e gli inventari dei fondi personali dei segretari generali Lama, Pizzinato, Trentin.

Acquisita da Rassegna Sindacale alla fine degli anni Ottanta e costantemente arricchita da nuove accessioni, la sezione fotografica dell’Archivio storico Cgil nazionale comprende circa 5 mila buste per un totale di 40 mila fotografie lavorate di argomento politico, storico-sociale, di storia del costume e della cultura in particolare italiana. Le immagini, fedele cronaca dei cambiamenti del nostro Paese, coprono un arco temporale esteso, raccontando eventi, paesaggi, mutamenti sociali dall’inizio del Novecento. Si tratta di un notevole apparato iconografico costruito negli anni da Lavoro, settimanale rotocalco della Cgil dal 1948 al 1962, poi da Rassegna Sindacale.

L’Archivio originale presenta le caratteristiche tipiche di un archivio redazionale, connesso e finalizzato alla pubblicazione di un periodico di attualità sociale, politica e culturale. Attraverso le foto in esso conservate, molte delle quali uniscono al valore documentario un intrinseco valore artistico, è possibile avere il quadro dei momenti più significativi dell’attività della Cgil, ma anche di altre organizzazioni sindacali, della storia degli scioperi, delle manifestazioni, delle lotte per i diritti dei lavoratori, dei congressi, cui parteciparono figure celebri del sindacalismo italiano ed estero.

Per la qualità e quantità dei materiali conservati, per la specificità dei soggetti e la rilevanza dei fotografi rappresentati, l’Archivio fotografico della Cgil nazionale è tra le massime raccolte fotografiche in ambito sindacale d’Italia. È stato negli anni oggetto di progetti per la conservazione, il restauro, la catalogazione scientifica e l’acquisizione digitale delle immagini per consentire una migliore fruibilità del patrimonio anche attraverso la consultazione a computer. Alla miniatura di ciascuna immagine viene abbinato un elenco di campi in formato testo ridotto, contenente i dati conosciuti tra quelli essenziali (titolo originale o assegnato, data cronica e topica, note alla data, cromatismo e polarità, collocazione, segnatura originale, fotografo o agenzia fotografica, descrizione, note sul contenuto, eventuali pubblicazioni). Ad ogni scheda vengono inoltre associate alcune parole chiave tratte da una lista d’autorità auto-costruita, da utilizzare in fase di ricerca come filtri per selezionare le immagini all’interno del catalogo.

L’inventario delle foto è consultabile online e le immagini vengono concesse gratuitamente in formato digitale a chiunque ne faccia richiesta. L’Archivio storico Cgil nazionale aderisce al Sistema informativo unificato per le Soprintendenze archivistiche - SIUSA ed al Sistema archivistico nazionale - SAN.

Attraverso questi portali è possibile consultare gli inventari archivistici di molti archivi sindacali - nazionali, territoriali e di categoria - di Cgil, Cisl, Uil. Sono oltre cinquanta gli archivi storici, le biblioteche e i centri di documentazione che compongono il vasto patrimonio documentale della Cgil. Una rete che si è consolidata negli anni distribuita su tutto il territorio nazionale e che attraverso attività di recupero, catalogazione, conservazione, consultabilità delle fonti rende possibile e valorizza la conoscenza della storia sindacale della più grande organizzazione dei lavoratori italiana. Gli archivi storici della Cgil rappresentano un bene culturale importante e riconosciuto come testimoniato dalla dichiarazione di ‘notevole interesse storico’ da parte delle soprintendenze archivistiche di molti di essi (per saperne di più: http://www.cgil.it/la-rete-degli-archivi-storici/). 

Sempre in ambito sindacale è da segnalare il progetto “Censimento e recupero degli archivi del lavoro in area lombarda” (2010-2015). Il progetto, a cura dell’Archivio del lavoro di Milano, si è proposto di censire, recuperare e in molti casi riversare gli inventari dei fondi archivistici conservati dai soggetti coinvolti, valorizzandone il patrimonio documentale e mettendo in rete i fondi archivistici di sindacati e federazioni di categoria, organizzazioni sindacali, rappresentanze sindacali di base (commissioni interne, consigli di fabbrica), fondi personali, archivi d’impresa.

Sul versante datoriale il progetto di un’area tematica dedicata agli archivi d’impresa all’interno del Portale del sistema archivistico nazionale (San) è stato ideato e promosso ormai da qualche anno dalla Dga con l’obiettivo di salvaguardare gli archivi storici delle imprese pubbliche e private italiane, valorizzare la cultura d’impresa nel nostro Paese e promuovere gli studi e la ricerca in questo settore realizzando uno strumento innovativo in concomitanza con il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Il Portale consente di accedere a un’ampia gamma di fonti archivistiche (oltre duemila archivi d’impresa) e a fonti bibliografiche. Sono inoltre disponibili testi, immagini, audio, video, conservati e messi a disposizione dagli archivi delle grandi, medie e piccole imprese italiane.

La documentazione degli archivi d’impresa conservata negli Archivi di Stato (Archivi di Stato - a partire dal Centrale - che costituiscono una fonte importante per la storia del lavoro tout court) va a integrare i documenti cartacei, le fotografie, le testimonianze audio e video custoditi negli archivi storici d’impresa, vigilati dalle soprintendenze archivistiche impegnate nel censimento di queste fonti, anche in collaborazione con le Regioni e gli enti locali.

Per una sitografia dettagliata delle fonti digitali relative alla storia del lavoro non solo in Italia si rimanda a: https://www.storialavoro.it/fonti-digitalizzate/.

Ilaria Romeo è responsabile dell’Archivio storico della Cgil nazionale