“Il successo si chiama così perché è già accaduto, in qualche modo passato. Altrimenti si direbbe che qualcuno ha molto 'succederà’”. Le risposte di Frankie hi-nrg sono così: nette, acute e intelligenti, come il cacciavite di un orologiaio. Questa, nello specifico, si riferisce alla domanda che forse si sarà sentito fare spesso, senza troppi approfondimenti, da quando a novembre è uscito Nuvole. Il pezzo è accompagnato da un videoclip, che il rapper e scrittore ha girato durante il lockdown, nella sua casa di Cremona. Per farlo, ha usato dispositivi che di solito servono per le riprese negli sport estremi. E che ci può essere di più estremo di una clausura senza fine, dentro appartamenti striminziti, in un continuo equilibrio di umori?

Tornando alla risposta, la domanda era se quel pezzo sia stato il suo ritorno. “Ma come faccio a ritornare, se non sono mai andato via?”. Due a zero per Frankie hi-nrg, che negli ultimi anni ha scritto colonne sonore per film, debuttato a teatro e persino partecipato allo Zecchino d’Oro, con la canzone Gualtiero dei Mestieri. L’artista rifiuta con forza un modello stereotipato (e molto italiano) basato sull’equivalenza successo=qualità, che nell’ultimo anno ha rivelato tutta la sua inconsistenza. Il Covid-19 si è portato dietro un altro virus, che già  da tempo  ha contagiato la nostra cultura: quello di credere che solo chi è famoso sia davvero un lavoratore dello spettacolo.

Frankie hi-nrg non ci sta. E punta il dito contro un’industria della musica e dello spettacolo che si è abituata a chiedere sempre di più, pagando sempre meno. “Tra le lezioni che questa pandemia sta impartendo a chi fa il mio mestiere, c'è che si può sperimentare, inventare, creare, anche con pochi mezzi a disposizione. Ma quei mezzi, quel lavoro, quelle idee hanno comunque un costo e sono lavoro”.

Il pezzo Nuvole e il videoclip che lo accompagna sono in tutto e per tutto un esperimento di musica “spericolata” dal divano. Il producer Fresco ha mandato una base al rapper, che ci ha messo le parole, su cui Saturnino ha aggiunto una linea di basso. Poi ci sono le riprese a distanza di Gaetano Morbioli a Verona, il montaggio di Patrizio Marone a Roma, il mixaggio di Pinaxa da Milano.

Pezzo e videoclip descrivono in maniera lampante l’esperienza della clausura e della claustrofobia. Le contraddizioni di un isolamento forzato, in cui, prigionieri delle nostre case e ancorati alla terra, cerchiamo le nuvole in una porzione di cielo.