In questa che ormai va materializzandosi come la reale “Fase 2”, si può provare a capire meglio quanto stia accadendo grazie a un libro appena pubblicato da Round Robin editrice, dal titolo Bergamo anno zero (pp. 200, euro 12), scritto dal giornalista Tiziano Rugi. Il ritorno a un passato sin troppo recente, che in alcuni frangenti sembra esser stato già dimenticato, o almeno rimosso, obbliga a una riflessione ponderata, in particolare per quanto accaduto in Lombardia rispetto alla diffusione del contagio, ponendo interrogativi non soltanto su cosa sia stato fatto e non fatto allora, ma su quello che può esser fatto adesso. Scorrendo le pagine del volume, che si concentra in particolare sulle tremende settimane di marzo e aprile che hanno sconvolto la città bergamasca e l’intera provincia lombarda, inevitabilmente viene da chiedersi se la lezione sia servita, e possa essere utile per arginare la nuova aggressione pandemica.

Abbiamo dunque chiesto conforto direttamente all’autore, alla luce della situazione maturata in questi ultimi giorni rispetto alla nuda cronaca e l’inchiesta giornalistica di allora, coniugate alla narrazione di una vicenda dagli inevitabili contorni drammatici. “Gli elementi comuni rispetto alla prima ondata ci sono, - ci dice - . Non a caso il libro termina con una domanda: abbiamo capito cosa non è andato, e come può evolversi la situazione?” Sembrerebbe di no, ma vanno presi in considerazione diversi fattori, perché se è vero che c’è stata una presa di coscienza, soprattutto negli ospedali, è altrettanto evidente che “le terapie intensive non sono state potenziate nei numeri auspicati, così come è rimasta debole anche la medicina territoriale, che rimane il primo strumento per stroncare sul nascere l’epidemia, o almeno per limitarne i danni. In più, c’è stato un tracciamento non rinforzato a sufficienza, e questo è un aspetto fondamentale”. Ci ritroviamo dunque con carenze strutturali sulle quali invece era possibile lavorare, almeno per avere qualche settimana in più di respiro, e qualche morto in meno.

Nel suo scritto Rugi analizza anche, e non potrebbe essere altrimenti, il ruolo di coloro che avevano la responsabilità di gestire la situazione, ricordando come la classe dirigente lombarda “abbia avuto in tutto il corso della pandemia un comportamento discutibile. Fontana e Gallera non hanno mai detto “abbiamo sbagliato”, ma “abbiamo fatto il massimo”, intendendo con quel “massimo” il miglior modo possibile… Ma con questo approccio mentale non sei portato a migliorare”. Siamo così tornati a registrare nella stessa Lombardia una circolazione del virus superiore rispetto ad altre regioni, in particolare nelle ultime settimane, anche perché “sono pochi i medici di famiglia: interi paesi nella cintura fuori Milano si trovano senza medici di famiglia. Abbiamo assistito a grandi ospedalizzazioni in grandi centri medici, per ragioni strutturali, con i risultati che conosciamo; è pur vero che si tratta della regione più popolosa del Paese, caratterizzata dalla dinamicità degli spostamenti, elementi che vanno al di là delle responsabilità politiche”.

A tutto questo, poi, ora si deve aggiungere la tensione sociale, che inizia a prendere corpo pur variando di zona in zona, da città a città: “Credo che questo sia un tema cruciale che andrà avanti nei prossimi mesi, fondamentale da capire. Penso però che non si debba aver fretta nel leggere i fatti avvenuti, che hanno una complessità maggiore, perché esiste una reale difficoltà nel capire la mescolanza di varie cose”. Tradotto significa che certamente gli sfrattati dalle curve romane assembrati in stato di guerriglia urbana alla prima occasione buona non sono accomunabili alle proteste di città come Torino, Firenze o di Napoli, che soffre particolarmente questa situazione per una densità abitativa maggiore di altre, con agglomerati che costringono le persone a vivere negli stessi edifici, provocando disagio ed esasperazione. Se queste proteste vengono cavalcata da altre forze, sarebbe semplicistico e riduttivo affermare che sia organizzate dalla camorra, o chi per loro.

Cosa accadrà domani? Tiziano Rugi, da giornalista scrupoloso e non da virologo, ha una propria idea: “Andremo incontro a un peggioramento della situazione, ma credo ci sia ancora un certo margine di manovra, ci troviamo comunque di fronte a una situazione diversa da quella di marzo. Si tratta di un contagio più diffuso a livello italiano, e dai 25.000 tamponi del primo periodo siamo passati a oltre 200.000. Quello che bisogna continuare a monitorare sono i dati degli ospedali, che sono molto preoccupanti: si sta pericolosamente arrivando al limite di capacità di terapie intensive, che non dobbiamo dimenticare essere fondamentali anche per tutte un'altra serie di attività mediche che altrimenti si fermerebbero. Se riuscissimo nel tentativo di questi giorni non di invertire la crescita, ma almeno arrestarla, sarebbe già un risultato”.