“Anche se non c’è stata una condivisione unanime sul comunicato finale e in particolare su due punti, va segnalato un elemento positivo: nessuno ha messo in discussione l’Accordo di Parigi e gli obiettivi fissati nel 2015”. Gianna Fracassi, vicesegretaria generale della Cgil, soppesa l’accordo raggiunto al termine del G20 Ambiente, che ha visto protagonisti i ministri dell’ambiente e dell’energia dei Paesi più grandi del mondo e che ha portato all’approvazione di 58 punti all’ordine del giorno su 60. Il documento finale su energia e clima della conferenza, però, non è conclusivo, precisa la sindacalista, perché rimanda la discussione e il confronto ad altri due appuntamenti: la Cop26, la Conferenza delle Parti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite in programma a novembre a Glasgow, e il G20 di Roma, il vertice dei capi di Stato e di governo, che si terrà il 30 e 31 ottobre prossimi. I punti sui quali non è stato trovato l’accordo sono cruciali: rimanere sotto 1,5 gradi di riscaldamento globale al 2030 ed eliminare il carbone dalla produzione energetica al 2025.

Usa, Europa, Giappone e Canada sono favorevoli, ma Cina, India, Russia, Australia, Brasile e Arabia Saudita hanno detto che non se la sentono di dare questa accelerazione. “Se si tiene conto che stiamo parlando delle 20 più grandi economie del mondo, responsabili dell’80 per cento circa delle emissioni globali di CO2, questi temi sono molto importanti - riprende Fracassi -. Naturalmente in gioco ci sono gli interessi di quelle economie. L’India tra l’altro ha posto una questione non peregrina, e cioè ha chiesto di calcolare la CO2 pro capite. Visto che si tratta di un Paese molto popoloso, risulterebbe avvantaggiato nel confronto con la Germania o con l’Italia.  Da parte della Cina, poi, c’è interesse a trovare un accordo: anche se ha un gran numero di centrali a carbone, sta investendo sull’elettrico e sul fotovoltaico e questo è un aspetto competitivo. E mentre l’Europa sta ragionando di una carbon tax nel pacchetto clima, cioè di un dazio sul carbone, proprio per evitare il dumping tra i Paesi, questo preoccupa inevitabilmente la Cina”.

La contrarietà degli altri, Arabia Saudita, Russia e Brasile, è dettata dal fatto che sono grandi produttori di fonti fossili. Alla conferenza di Napoli la comunità internazionale del G20 ha concordato che, specie dopo la pandemia la transizione energetica verso le rinnovabili è uno strumento per la crescita socio-economica inclusiva e veloce, per la creazione di posti di lavoro, una transizione giusta che non lasci nessuno indietro. E ha riconosciuto alla scienza un ruolo fondamentale, su cui la politica dovrà basarsi.

E veniamo agli altri 58 punti sui quali c’è stata condivisione. "Molto positivo l'approccio integrato e coordinato ai temi dell’ambiente e della povertà – prosegue Gianna Fracassi -, cioè aver tenuto insieme per costruire una prospettiva nel medio termine, la questione della riconversione a quella sociale. Un altro aspetto che va valorizzato è l’accordo sulla biodiversità e sull’economia circolare: il primo ha sottolineato la necessità di tutela e di riforestazione, anche come mezzo di contrasto alla CO2, il secondo perché porterà a effetti positivi come la creazione di nuove filiere di produzione e di smaltimento. Terreni molto importanti anche per la correlazione tra salute globale e ambiente. L'accordo finale inoltre apre all’impegno ad andare oltre, rispetto ad alcuni obiettivi”.

A questo proposito la leader sindacale segnala il nuovo rapporto dell’Ipcc, il Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite di esperti sul cambiamento climatico, atteso per il 9 agosto, che fornirà ai decisori politici le ultime conoscenze acquisite sul riscaldamento globale passato e sulle proiezioni future, mostrando come e perché il clima è cambiato fino ad oggi e offrendo una migliore comprensione dell'influenza umana sul clima, inclusi gli eventi estremi. E la Cop Giovani, che si terrà a Milano a settembre e che precederà il G20. “Su questo terreno c’è un grande interesse da parte dei giovani – conclude Fracassi -. Non è un caso che la Cgil ha sottoscritto un appello con tantissime associazioni, nazionali e internazionali, per garantire una ripresa verde in tutta Europa e per le prossime generazioni”.