Sulle prime pagine
La corsa contro il tempo nella lotta contro gli effetti devastanti dell’inquinamento è ancora al centro dell’attenzione della stampa nazionale. Si mettono in evidenza sia gli aspetti propriamente ambientalisti, sia quelli economici. Sul Sole 24 ore si parla per esempio di un “bazooka” da 5 miliardi di dollari per gli interventi sui cambiamenti climatici. Si tratta della somma che il mercato finanziario attende dai privati dal 2025 per i bond sostenibili. Ovvero il controvalore di green bond da emettere entro il 2025 per arginare la crisi climatica. L’Italia ha intanto aderito in qualità di coinvestitore alla Global Energy Alliance, che nasce con una dote di 10 miliardi di dollari per aiutare i paesi più deboli della transizione climatica. Un altro quotidiano che apre con il summit di Glasgow è Repubblica: “Più foreste e meno gas”. L’impegno di cento Stati: entro il 2030 stop al disboscamento ed emissioni di metano ridotte. Il ministro Cingolani invoca una svolta rapida per il clima come per la pandemia. Ironica la copertina del manifesto: “Arbre magique”. A Glasgow oltre cento leader si impegnano a fermare la deforestazione del pianeta entro il 2030. Sul piatto 19,2 miliardi di dollari per piantare alberi. Firma anche Bolsonaro. Nel 2015 la Ue prometteva lo stop entro il 2020. Nel frattempo sono andati in fumo milioni di ettari. Provocatorio il titolo de La Stampa che estrapola dal discorso del ministro Cingolani a Glasgow la proposta di ripartire dal nucleare. Nello stesso tempo Cingolani ammette che ancora non è possibile fare a meno del gas. Il presidente Biden critica la Cina: Un errore aver scelto di non partecipare al summit mondiale.

Un pianeta da salvare. Interviste e commenti
Su La Stampa l’intervista al ministro Cingolani che spiega la sua idea sul nucleare “verde” che si potrebbe utilizzare tra dieci anni, anche se l’Italia è il paese del sole. (intervista di Fabio Savelli a pagina 8). Critica nei confronti dei risultati del summit internazionale la posizione del fisico premio Nobel, Giorgio Parisi intervistato da Giovanni Caprara sul Corriere della Sera (p.9): “Dai Grandi solo parole, un vero piano non c’è”. Sempre su La Stampa parla l’attivista brasiliano Carlos Rittl: “L’Amazzonia ormai è già devastata senza controlli i soldi finiranno alle mafie”. Rittl spiega che a causa di Bolsonaro in tre anni il Brasile ha perso un’area forestale vasta come il Belgio. Sul Sole 24 ore si parla di responsabilità sociale e dell’importanza della crescita di una sensibilità ambientalista tra la popolazione. Ne parla a pagina 12 Fiorenzo Tagliabue: “Crescono le preoccupazioni ambientali e nuovi modi di premiare o boicottare le imprese”. Sul Corriere della Sera Maurizio Ferrera parla dell’urgenza di scelte difficili. Sempre sul Corriere parlano i giovani delegati italiani a Youth4Climate: “I Grandi ci mettono la firma, ma il futuro è di noi giovani, cambiamo la storia del pianeta” (p.5). Interessante il punto di vista di Linda Laura Sabbadini (Istat) che su Repubblica spiega che il “cambiamento è donna”. 

Il summit di Glasgow su Collettiva
L’apertura di oggi è dedicata al vertice mondiale Cop26 e alle conclusioni del G20 a Roma. Scrive Patrizia Pallara: “Clima, dal G20 nessun passo avanti”. 
Oltre all’articolo di analisi di Pallara, su Collettiva una proposta sulla decarbonizzazione da Kadri Simson, ex ministro degli Affari economici e infrastrutture estone e ora Commissario europeo per l’energia. Inoltre sulla piattaforma della Cgil è possibile leggere un intervento di Greta Thunberg: La politica del bla bla bla. 

Economia e lavoro

Salari. Lavoriamo più dei tedeschi ma guadagnamo meno
Lo studio della Cgil e della Fondazione Di Vittorio sui salari in Italia e in Europa presentato ieri a Roma (vedi Collettiva.it che ha trasmesso la diretta dell’iniziativa: 
viene rilanciato oggi sul Corriere della Sera nella rubrica di Enrico Marro, La lente, sul Corriere della Sera (p.34 ). “In Italia si lavora di più ma si guadagna di meno. E la conclusione di uno studio della Fondazione Di Vittorio della Cgil. Da noi un occupato dipendente lavora in media 1.583 ore l'anno. In Germania 1.334 ore l'anno (- 249) e la Francia sta poco sopra le 400 ore (dati Ocse 2019). Il salario medio lordo nel 2019 è stato invece di 30.028 euro in Italia di 39.099 in Francia e di 42.421 in Germania (mille euro in più al mese). Da noi pesa Il maggior numero di lavoratori con basse qualifiche, ma anche la produttività, molto più bassa che in Germania e Francia. E 5 milioni di lavoratori prendono meno di 10 mila euro l'anno. Dello studio Cgil-Fondazione DI Vittorio si parla anche su altri quotidiani. Su La Stampa scrive Gabriele De Stefani (p. 18). “È evidente che oltre ad occuparci della quantità di lavoro disponibile nel nostro Paese, dovremmo porci un serio problema di qualità”, sottolinea Fulvio Fammoni, presidente della Fondazione. “La contrattazione nazionale è l'unico argine per tutelare i diritti, va rafforzata fino ad arrivare ad una legge sulla rappresentanza che metta fuori gioco i contratti pirata”, rilanciano la vicesegretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi, e la segretaria confederale Tania Scacchetti. In questo quadro, registrato in larga parte pre-Covid, l'impatto della pandemia è ovviamente peggiorativo: i primi a saltare sono stati i contratti precari e discontinui e le professioni con meno specializzazione. La fondazione della Cgil calcola che nel 2020 il salario medio di un dipendente a tempo pieno in Italia è diminuito del 5,8% rispetto al 2019, con una perdita in termini assoluti di 1.724 euro. È il calo più ampio nell'Ue (-1,2% in media). Il salario medio annuo, nonostante il salvagente degli ammortizzatori sociali, è sceso di 726 euro (-2,4%) a 27.900. Altri articoli sullo studio sul manifesto (p.5), Conquiste del lavoro (p.2), Nazione, Resto del Carlino, il Giorno (p. 3)

Smart working. Orlando vuole il protocollo
Regole di base frutto della interlocuzione tra le parti sociali. Lavorare ad un protocollo condiviso con sindacati e associazioni datoriali sullo smart worldng entro la fine dell'anno per valorizzare la contrattazione collettiva, fermo restando il vincolo normativo dell'accordo individuale, stabilendo un perimetro regolativo di base. È il percorso indicato dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando alle parti sodali convocate ieri, per un confronto a distanza sul lavoro agile. Se ne parla sul Sole 24 ore con un pezzo di Giorgio Pogliotti (p.6). L'impostazione del rninistro è quella di creare un'impalcatura di regole di base attraverso il dialogo sodale, se necessario puntellando questa cornice di regole con interventi di carattere normativo che in questo modo nascerebbero dalle esigenze di aziende e sindacati e non verrebbero imposte dalla politica. Orlando ha anche insistito sul fattore tempo: “Il protocollo va fatto in tempi stretti - ha detto-, prima della fine della normativa ernergenziale del 3i dicembre. In Parlamento c'è un proliferare di proposte di riordino della disciplina, ve ne sono 2 al Senato e 8 alla Camera, e c'è il rischio di produrre interventi privi di organicità. Invece con la firma di un protocollo l'intervento normativo, ove necessario, sarebbe la conseguenza dell'interlocuzione con le parti sodali e non un'iniziativa calata dall'alto”. 

La battaglia delle pensioni. Il negoziato parta subito
Nei giorni scorsi la Cgil è tornata a chiedere l’avvio immediato della trattativa con il governo sulle pensioni senza aspettare il prossimo anno. Ora segnali positivi in tal senso arrivano anche dalla politica. Lo leggiamo per esempio in un articolo di Marco Rogari sul Sole 24 ore (p.8). Un tavolo che secondo Cgil, Cisl e Uil dovrebbe scattare immediatamente senza attendere il 2022. E allo stesso modo la pensa il Pd. “Subito il tavolo con parti sociali”, dice la presidente Dem della commissione Lavoro della Camera, Romina Mura. La partita dei correttivi alla manovra si incrocerà quindi con quella del tavolo promesso da Mario Draghi al sindacati per studiare un intervento organico, comunque nel solco del sistema contributivo, che possa scattare dal 2023. Intanto per il prossimo anno la strada è già tracciata: Quota 102, con proroga di Opzione donna (che, dopo il ripensamento del governo, resta utilizzabile con 35 annidi contributi e 58 anni d'età, 59 per le lavoratrici autonome, senza far salire la soglia anagrafica a 6o anni) e dell'Ape sociale in versione estesa ad altre 8 categorie di lavori gravosi. E proprio un ulteriore allargamento alle donne e a nuove mansioni gravose del perimetro dell'Anticipo pensionistico sociale così come di quello per le uscite anticipate dei dipendenti delle Pmi, al momento limitato a quelle in crisi, sono in cima alle priorità di Pd e Lega. I pacchetti di ritocchi saranno affinati nei prossimi giorni con un lavoro congiunto dei gruppi parlamentari di Camera e Senato.. A proposito di pensioni da segnalare sul manifesto (p.14) un’analisi dell’economista Felice Roberto Pizzuti: “La Fornero penalizza tutti”.

Cantieri edili. Dal primo novembre obbligatorio il Durc
Dal primo novembre il Durc di congruità introdotto dall'articolo 8, comma 10-bis, del decreto Semplificazioni (Dl 76/2020) è obbligatorio per ogni cantiere edile pubblico e per tutti i cantieri privati con lavori di valore superiore ai 70 mila euro. Ne parla Mauro Pizzin sul Sole 24 ore (p.33). A prevederlo è il decreto del Lavoro 143/2021 del 25 giugno, entrato in vigore lunedì scorso per tutte le denunce di inizio lavori effettuate da quella data alle Casse edili territorialmente competenti. Nel testo normativo, che per il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, “è il risultato di anni di battaglie” viene previsto un sistema di verifiche della congruità dell'incidenza della manodopera impiegata nei lavori edili sulla base degli indici definiti con l'Accordo collettivo del 10 settembre 2020, contenuti in una tabella allegata al decreto. Il nuovo obbligo riguarda, in quanto rientranti nel settore edile, tutte le attività, comprese quelle affini, direttamente e funzionalmente connesse all'attività resa dall'impresa affidataria dei lavori, per le quali trova applicazione la contrattazione collettiva edile, nazionale e territoriale, stipulata dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. Sono, invece, esclusi tutti i lavori affidati per ricostruire le aree territoriali colpite dagli eventi sismici del 2016. Il Durc è Il Documento Unico di Regolarità Contributiva, un certificato che attesta la regolarità di un'impresa nei pagamenti e negli adempimenti previdenziali, assistenziali e assicurativi nonché in tutti gli altri obblighi previsti dalla normativa vigente nei confronti di Inps, Inail e Casse Edili.

Su Collettiva.it
Oltre agli approfondimenti sulla battaglia per salvare il pianeta e le analisi sulle retribuzioni dal convegno Cgil-Fondazione Di Vittorio da segnalare la rubrica Buona Memoria dove si parla oggi dell’ultimo discorso di Giuseppe Di Vittorio pronunciato alla Camera del lavoro di Lecco il 3 novembre del 1957, da uno dei padri fondatori del sindacalismo italiano salutava i compagni indicando la strada da percorrere perché il sindacato vuol dire unione, compattezza 

Tutti gli appuntamenti
Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti, vedi l’agenda sul sito della Cgil nazionale