“Un nuovo patto per il Paese che necessariamente deve coinvolgere governo e istituzioni, insieme al sistema delle imprese e alle forze sociali”: è il cuore delle richieste contenute nel documento 'Un patto per far ripartire il Paese', voluto dalla segreteria nazionale della Filctem Cgil e inviato a tutte le sue strutture stamattina. Un documento che propone risposte agli effetti della crisi del lavoro, che si sta prefigurando all’orizzonte a causa dell’emergenza Covid-19.

“Ciò che appare evidente - scrivono i segretari nazionali della Filctem - è che per affrontare questi nodi di sistema, quali fattori che impediscono al Paese di crescere, non è sufficiente, come sembra profilarsi da certe prese di posizione del sistema delle imprese, un eventuale nuovo patto fra produttori. Una discussione – recita il documento-, l'ennesima, fra sindacato e sistema delle imprese sul modello contrattuale, con il tentativo, mai celato da parte di queste ultime, di ripercorrere di nuovo la via della moderazione salariale, sarebbe inaccettabile”.

“Il contratto nazionale di lavoro - ribadisce la segreteria - deve riguadagnare peso e centralità, acquisire quote della produttività generale e ricomporre il lavoro subordinato che la legislazione ha deregolamentato. Sul versante delle imprese, si rende necessario rilanciare e riqualificare con nuovi strumenti il sistema delle relazioni industriali. Non è più rinviabile, e qui torna il ruolo di Parlamento e governo, una legge di sostegno all’adozione del modello dualistico nelle grandi imprese, al fine di contrattare la presenza sindacale nei consigli di sorveglianza, alla stregua di tanti esempi presenti in Europa. La maggiore assunzione di responsabilità nel rischio d'impresa, che a gran voce ci hanno richiesto le aziende, soprattutto in questa fase di emergenza, non può non prevedere, a monte, il riconoscimento del ruolo politico della partecipazione dei lavoratori”.

“Nel momento della ripresa dell'economia – conclude il documento –, lo strumento della partecipazione sarà fondamentale, se vogliamo evitare che la redistribuzione della ricchezza che si produrrà possa interessare solo i ricchi, che diventerebbero più ricchi, mentre i poveri sarebbero ancora più poveri. Tale redistribuzione passerà anche attraverso un aumento della produttività, raggiungibile anche e soprattutto con una riduzione generalizzata degli orari di lavoro a parità di salario, che dovrà avvenire attraverso l’applicazione di corretti princìpi di democrazia economica e industriale a beneficio dei lavoratori, per evitare l’aumento, già ora insopportabile, delle diseguaglianze sociali”.

Il documento integrale: