Prosegue il presidio alla Sicor di Bulciago, azienda farmaceutica in provincia di Lecco con 109 dipendenti, che la multinazionale israeliana Teva ha deciso di chiudere.

La protesta è partita mercoledì 24 febbraio. Da allora sit in permanente fuori dai cancelli dell’azienda organizzato da Filctem Cgil e Uiltec Uil.

Nella giornata di martedì sindacalisti e rsu hanno parlato con il prefetto, mentre giovedì mattina hanno incontrato i vertici dell’azienda.
“Sono stati presentati gli step della cessione dei siti produttivi, che abbiamo discusso – afferma Nicola Cesana, segretario generale Filctem Cgil Lecco –. Durante l’incontro sono state abbozzate alcune ipotesi per il prossimo futuro, come la cassa integrazione straordinaria per cessazione attività. L’azienda poi ci ha comunicato la presenza di posizioni aperte che potrebbero riguardare alcuni dipendenti Sicor, ma sono troppo poche, non più di una decina. Vogliamo salvaguardare tutte le lavoratrici e i lavoratori dello stabilimento di Bulciago, non solo alcune persone”.

Il prossimo incontro con Teva sarà lunedì 15 marzo e si discuterà dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali e delle compensazioni economiche. “Misureremo passo dopo passo la reale intenzione di trovare un futuro per il sito, oltre che per le persone”.

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La Teva, multinazionale israeliana che ha rilevato il sito nel 2002, se ne andrà entro tre mesi lasciando senza lavoro i 109 dipendenti. In un territorio dove non si contano più le vertenze (la Henkel nel comasco è a pochi chilometri). E a due mesi dalla fine del blocco dei licenziamenti. Così si cancellano cinquant'anni di storia industriale nella zona. La video testimonianza di Nicola Cesana, segretario generale della Filctem Cgil provinciale
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