Dal 1861 ad oggi il reddito degli italiani è cresciuto di 13 volte, più della media dei paesi europei; la povertà assoluta è crollata dal 43,9% al 4,4%, riducendosi di dieci volte. Resta però il divario tra Nord e Sud e negli ultimi tre decenni il binomio crescita ed equità è entrato in crisi, con un contestuale aumento delle disuguaglianze. Lo afferma la ricerca "In ricchezza e in povertà. Il benessere degli italiani dall'Unità a oggi", un volume di Giovanni Vecchi, professore di economia politica dell'Università Tor Vergata di Roma, presentato oggi al Cnel e pubblicato da Il Mulino.

Se infatti nel 1861 un abitante del Sud aveva, 
rispetto a un cittadino del Nord, una probabilità superiore del 50% di essere povero, dopo 150 anni questa stessa probabilità è aumentata invece di diminuire.

L'Italia però si è fermata. Da vent'anni il Pil cresce dello 0,6%. A questo ritmo ci vorranno altri 125 anni perché il reddito medio raddoppi. Le famiglie italiane, inoltre, soffrono di una "fragilità latente" che colpisce tanto quelle afflitte da povertà cronica, quanto quelle sempre a rischio di potenziale impoverimento. La ricerca calcola che tra il 1985 e il 2001 gli italiani che hanno vissuto sul margine della povertà hanno oscillato tra il 35 e il 40% della popolazione.

Dallo studio emergono anche segnali di allarme riguardo all'"invidia" delle nuove generazioni rispetto al livello di benessere raggiunto dalle generazioni precedenti. Un'invidia per i padri mai provata, fino a oggi, nella storia d'Italia, ma che in tempi recenti ha iniziato ad affacciarsi nella nostra società.

A queste considerazioni si aggiunge il problema della mancata integrazione tra il Nord e il Sud, che si sta traducendo in un solco sempre più ampio tra le due aree.

"Lo studio dimostra che la storia d'Italia è stata uno straordinario successo - ha commentato aprendo i lavori il presidente del Cnel Antonio Marzano - ma è anche la storia di una unificazione ancora incompiuta sia tra Nord e Sud che tra le generazioni. È più che mai necessario dunque il rilancio della competitività dell'intero paese".