Un giorno non troppo lontano un robot dalle sembianze umane potrebbe diventare un vero e proprio strumento di supporto per gli anziani. Si chiama iCub e lo hanno inventato i ricercatori italiani dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. Ci ricorderà di prendere le medicine, preparerà da mangiare, capirà se stiamo male, avvisando medici e parenti. “Fantascienza? No, futuro prossimo”, afferma lo Spi Cgil che oggi (22 aprile) ha presentato il progetto nella sede nazionale della Confederazione a Roma.

Il sindacato si avvicina al tema della robotica per riflettere su come la tecnologia possa essere utilizzata al servizio degli anziani, su come possa avere positive ripercussioni sul sistema sanitario e sull’assistenza agli anziani e, più in generale, su quali possano essere i benefici per la persona. “La crisi economica – osserva il sindacato –, la riduzione delle risorse verso i servizi di welfare, la messa in discussione del principio di universalità delle prestazioni del servizio sanitario, l’aumento delle cronicità, il crescere delle persone anziane sole, devono far riflettere tutta la nostra organizzazione sul fatto che viviamo in una società che non è attrezzata per far fronte ai cambiamenti in corso”.

Ad oggi iCub è in fase sperimentale, il suo utilizzo 'sociale' è ancora molto lontano e ci vorrà molto tempo perché venga lanciato sul mercato. “Ma credo che chi, come me, rappresenta i pensionati e gli anziani italiani – scrive il segretario generale dello Spi Ivan Pedretti in un articolo su Wired – debba necessariamente riflettere su che cosa comporterebbe lo sviluppo di un progetto di tale portata. Il costante invecchiamento della popolazione ci obbliga a ragionare su questo e in particolare su come rimodellare il welfare. Perché è del tutto evidente che il cosiddetto 'stato sociale' in prospettiva non sarà più così come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi”.

 

 

“Penso quindi – aggiunge Pedretti – che la tecnologia possa avere davvero uno sviluppo “sociale” e possa migliorare fattivamente la vita delle persone. L’esperienza del robot umanoide iCub ce lo sta già dimostrando, così come i tanti avanzamenti nel campo della stampa 3D applicata alla chirurgia o ai continui sviluppi nella domotica. Quello che auspichiamo noi non è soltanto una 'rivoluzione tecnologica' ma un modo diverso di concepire in generale il welfare e la sanità, mutuandoli ai nuovi bisogni. Il che significa investire sulle case della salute, sulla medicina di prossimità, sulla ramificazione sul territorio dei presidi sanitari. E, perché no, anche sulla robotica”.

Spiega Giorgio Metta, vicedirettore dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova: “Portiamo avanti la nostra ricerca nel campo dell'intelligenza artificiale pesando all'invecchiamento della popolazione. Su questo la tecnologia consentirebbe al momento, se ci fosse un interesse di carattere industriale applicativo, di portare un oggetto a una persona che ha scarsa capacità di muoversi, potrebbe aiutare a riscaldare il cibo, comunicare con i familiari, dare l'allarme in caso di difficoltà, monitorare lo stato di salute tramite sensori speciali eccetera, tutto questo fatto con un'interfaccia molto naturale”.