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Di amianto ci si continua ad ammalare, e purtroppo a morire. Nel 2013 in Umbria sono state denunciate all’Inail 70 malattie professionali asbesto-correlate, mentre 11 sono le persone decedute. Se guardiamo l’ultimo decennio, sono 418 le persone colpite da mesotelioma, un tumore considerato in via esclusiva dipendente da esposizione alla fibra. Ma il picco deve ancora arrivare, la punta massima sarà raggiunta negli anni 2015-2022. Ed è anche per fronteggiare quest’emergenza che Cgil, Cisl e Uil umbre hanno messo a punto una “piattaforma amianto” (scarica il file), che viene presentata venerdì 17 aprile alle ore 9.30 presso la Scuola edile di Perugia, alla presenza dei rappresentanti sindacali Vasco Cajarelli (Cgil), Giuseppe D’Ercole (Cisl) e Paolo Carcassi (Uil), e di Fiorella Belpoggi (direttrice centro ricerche sul cancro Cesare Maltoni di Bologna), Anna Maria Pollichieni (direttrice Inail Umbria), Giacomo Muzzi (Istituto di Medicina del lavoro di Perugia), Nicola Marziani (presidente Simlii Umbria) e Silvano Rometti (assessore regionale).
In Umbria l’amianto è presente, secondo l’elaborazione di Legambiente sui dati forniti dalla Regione, in 84 edifici pubblici e 104 privati, per complessivi 268.544 metri quadrati. I sindacati chiedono di superare il sistema dell’auto-notifica e di effettuare una più attenta rilevazione, ritenendo che esistano situazioni non censite (soprattutto negli edifici privati); di mettere in campo un progetto di ricerca delle quantità occulte presenti all’interno o nell’involucro di strutture, edifici o impianti; di lasciare affidato all’Arpa il sistema di rilevazione e censimento; di avviare una campagna informativa verso i cittadini per evitare la dispersione dell’amianto nell’ambiente e stimolare la rimozione incentivata delle piccole quantità.
"L'obiettivo che ci poniamo con questa piattaforma è quello di avviare un percorso" spiega Vasco Cajarelli, segretario regionale della Cgil Umbria: "L'amianto, da grave pericolo per la salute di lavoratori e cittadini, può diventare un'opportunità di creazione di buona occupazione". Cajarelli ha sottolinea la grande diffusione dell'amianto che tuttora caratterizza l'Italia e l'Umbria: "Bisogna rimarcare che l'asbesto non è solo nell'eternit, ma ci sono migliaia di applicazioni nelle quali veniva utilizzato". E guai a considerare il problema come un fenomeno legato al passato e in via di risoluzione: "L'Organizzazione mondiale dedlla sanità stima che il picco del fenomeno si avrà tra il 2015 e il 2022. Quindi è adesso che dobbiamo intervenire". Di qui la richiesta, anche alle istituzioni umbre, di intensificare ulteriormente gli sforzi già intrapresi per realizzare in primo luogo un monitoraggio esteso e dettagliato dell'esistente (a partire dalle scuole) e poi procedere a una bonifica completa, a partire dai siti pubblici, sfruttando i finanziamenti e i progetti esistenti a livello nazionale.
Molto importante, come appunto rileva la Cgil Umbria, è la questione delle bonifiche. Le quantità umbre di amianto sono notevoli: occorre che la Regione si faccia “parte attiva”, promuovendo un progetto generale in tempi certi (cominciando dai siti pubblici, scuole in primis) e un tavolo regionale permanente sul tema, con la presenza delle parti sociali e dell’Inail. Riguardo ai privati, i sindacati propongono di mettere in atto iniziative volte a facilitare le bonifiche (sgravi fiscali, facilitazioni per lo smaltimento), la predisposizione di un preziario regionale per i siti pubblici (su rimozione, trasporto e conferimento in discarica), la vigilanza sulle aziende autorizzate alla rimozione per quanto riguarda la certificazione della formazione e il totale rispetto del decreto 81/2008, l’avvio di una campagna di informazione sulla rimozione “fai da te” delle piccole quantità.
Un vasto capitolo della piattaforma è dedicato alla salute e sicurezza dei lavoratori tuttora esposti al rischio amianto. Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria sottolineano la necessità di garantire “un livello alto di informazione e formazione dei lavoratori, nonché di Rls e Rlst”, di promuovere corsi formativi gratuiti sia per gli operatori stranieri sia per i soggetti non direttamente interessati ma comunque coinvolti nelle attività di bonifica (come trasportatori e addetti alle discariche), di istituire uno specifico percorso formativo “che porti alla qualifica/specializzazione per lavoratori o dirigenti di azienda di addetti a manutenzione, smaltimento e bonifica dell’amianto”. Legato a questo tema è anche quello della sorveglianza sanitaria degli ex esposti: i sindacati chiedono la ripresa di un progetto Inail-Regione, attivato nel 2005 e attualmente fermo, che permise la sorveglianza di oltre 1.000 ex esposti (soprattutto residenti nel ternano), da allargare alla collaborazione di sindacati e patronati.
Più in generale, nella piattaforma i sindacati umbri chiedono che la normativa italiana riguardante l’amianto sia semplificata e raccolta in un testo unico, che si dia piena attuazione al Piano nazionale amianto (tuttora fermo al ministero dell’Ambiente), che non si applichi la legge Fornero-Monti riguardo all’innalzamento dei requisiti per il diritto alla pensione per gli esposti all’amianto, che si estendano i benefici del Fondo per le vittime a tutti i malati di mesotelioma che abbiano contratto la patologia per esposizione ambientale, familiare o professionale scarsamente documentabile. Cgil, Cisl e Uil Umbria, infine, dichiarano che “si costituiranno parte civile in ogni processo riguardante danni da amianto e si impegnano a destinare in progetti di formazione/informazione sulla sicurezza le eventuali risorse economiche che ne dovessero derivare”.