Un mese fa, alle elezioni regionali in Umbria, il risultato ha confermato Catiuscia Marini come governatore, ma ha anche sollevato il problema della partecipazione. L'astensione ha raggiunto livelli mai visti prima, un segnale di allarme per il mondo della politica e inevitabilmente pure per il sindacato. Secondo il nuovo segretario generale della Cgil regionale, Vincenzo Sgalla è un bene, perché Marini “è stata a fianco dei lavoratori e delle vertenze più important,  a cominciare da quella dall'Ast. L'abbiamo riconosciuto, ed è certamente l'apetto positivo delle elezioni, però non possiamo nascondere che il dato della partecipazione è un elemento essenziale da prendere in considerazione”.

Sgalla
, che è stato eletto alla guida della Cgil Umbra dopo essere stato il leader della Camera del lavoro di Perugia, fa il bilancio sulla situazione nel capoluogo, ai microfoni di Italia Parla, su RadioArticolo1. “Ieri sera c'è stata l'approvazione di tagli per 12 milioni e mezzo di euro, dal trasporto pubblico alle aree verdi. Un anno fa Perugia, nella prima volta nella sua storia, ha avuto la vittoria del centrodestra alle comunali, e ora ci troviamo di fronte a tagli diretti sui servizi e sul sociale. La solita ricetta, che oltre a essere inefficace è in controtendenza ripsetto alle politiche sociali che nel tempo abbiamo cercato di mantenere”.

In Umbria, però, un cittadino su due non è andato a votare. “E questo - afferma - non si può derubricare come di un fatto fisiologico. Naturalmente ci sono situazioni e motivazioni di carattere nazionale, ma ce ne sono anche di carattere locale. Sbaglierebbero la politica e il centrosinistra umbri a non valutare in maniera concreta e compiuta questo elemento. In Umbria, per la sua dimensione e la sua cultura politica e sociale, la partecipazione è stata un elemento di sviluppo e di crescita, di coesione sociale. Sono cose che fanno parte della nostra storia. Se non si riparte da questo elemento, cioè dall'idea di una società che è in grado anche di discutere su sé stessa e immaginare le potenzialità dello sviluppo, sarà più difficile cogliere i segnali della ripresa. Per questo abbiamo detto subito che non accetteremo in nessun caso e per nessun motivo un'impostazione da 'renzismo umbro'. Abbiamo bisogno di un progetto visibile, immediato, che sia in grado di rilanciare la nostra economia”.


Ne abbiamo discusso più volte anche insieme a Cisl e Uil – ha continuato il segrtario regionale -, perché su questi elementi il rapporto unitario è essenziale: una fase di ripresa dell'Umbria non può prescindere da una ripartenza del settore manifatturiero. In questi anni abbiamo perso almeno un punto di Pil all'anno su un settore che è fatto di grande impresa, le poche che sono in Umbria, ma anche di media e piccola impresa. C'è bisogno di un'idea complessiva di rilancio dell'economia manifatturiera, guidata dalla politica”.

“
La propaganda renziana cerca di metterci in uno stato d'animo positivo riguardo alla crisi – ha concluso Sgalla -, il problema è che la crisi è ancora aperta. Per il momento, i segnali di ripresa sono tenui, sopratutto in Umbria. Senza un intervento, senza una strategia, senza una politica industriale che guidi anche il nostro sistema manifatturiero industriale , non usciremo dalla crisi. Senza tutto ciò, l'Umbria rischia di non agganciarsi per niente a quei piccoli segnali e di rimanere in ritardo in maniera storica e clamorosa”.