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La ripresa nei numeri c’è. Dopo diversi anni passati a registrare ripetutamente segni meno sul versante dell’occupazione, della produzione industriale e dei consumi, anche in Umbria nel 2015 si nota un’inversione di tendenza. Basta leggere l’ultimo rapporto trimestrale dell’Ires Cgil Toscana sull’economia dell’Umbria (frutto di un’ormai consolidata collaborazione tra l’istituto di ricerca e la Cgil regionale) presentato oggi, 13 novembre, a Perugia.
Il rapporto, riferito al II trimestre 2015, registra, rispetto al 2014, un leggero calo dei disoccupati (-0,8%), un incremento più consistente degli occupati (+3,7%), produzione industriale (+4,2%) e commercio (+2,6%) in territorio positivo, esportazioni che, depurate dal dato sull’acciaio della Ast ThyssenKrupp di Terni (che in Umbria pesa enormemente), sono in forte crescita (+7%). “Tutto questo ci fa dire – ha spiegato Marco Batazzi, ricercatore Ires Cgil e curatore del rapporto – che c’è un’inversione di tendenza in atto, ma non bisogna dimenticare quanto in profondità si è scesi negli ultimi anni prima di cominciare lentamente a risalire”.
Non a caso, il tasso di disoccupazione permane su livelli storicamente molto elevati per l’Umbria, intorno al 10%, così come restano in forte sofferenza i consumi alimentari delle famiglie, mentre riprendono solo quelli di beni durevoli (soprattutto di automobili). “Altro aspetto da considerare – ha sottolineato ancora Batazzi – è che sul dato occupazionale incidono e molto gli incentivi offerti dal governo alle imprese per le assunzioni, ma questo effetto ‘luna di miele’ - ha spiegato il ricercatore Ires – potrebbe essere transitorio e dissolversi nel tempo”.
Numeri da prendere con le molle dunque? “Certamente sì”, è la risposta di Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil Umbria. “Anzi – precisa il dirigente sindacale – io direi che questi numeri ci descrivono una ripresa che è visibile più sulla carta che nella realtà. Realtà che è ancora fatta di quasi 200 aziende umbre in crisi, come descritte nella nostra "Mappa delle crisi", e di 80mila persone che rientrano, a vario titolo, tra coloro che hanno bisogno di un lavoro”.
“Inoltre – prosegue Sgalla - anche gli stessi dati positivi rilevati nello studio dimostrano come gli elementi di crescita siano dovuti a fattori esogeni, quali il basso costo del petrolio, i bassi tassi di interesse e gli incentivi alle assunzioni elargiti dal governo nazionale. Incentivi che peraltro, già dal prossimo anno saranno ridotti per poi cessare completamente. Per questo – insiste il segretario Cgil - serve ora e subito un intervento delle politiche regionali in grado di sfruttare questi fattori esterni, avendo come obiettivo fondamentale una vera e strutturata ripresa dell’occupazione, che sia però occupazione di qualità”.
Da questo punto di vista la Cgil dell’Umbria, insieme a Cisl e Uil, lancerà il prossimo 27 novembre in una grande iniziativa pubblica al centro congressi Capitini di Perugia una serie di idee e proposte per l’Umbria. “Lo faremo - riprende Sgalla - partendo da due capisaldi: sicurezza sul lavoro e legalità. Siamo ancora tra le prime regioni in Italia per mortalità sul lavoro e siamo una regione che in questi lunghi anni di crisi ha subito un’aggressione da parte di soggetti portatori di economia illegale e mafiosa. La vicenda Gesenu (la principale azienda di igiene ambientale dell’Umbria, ndr) è solo la punta dell’iceberg di una situazione che da tempo come Cgil denunciamo e sulla quale è indispensabile rapidamente costruire un fronte comune di resistenza civile nel rispetto dei valori fondanti della nostra regione”.