Finalmente la convocazione da parte del governo è arrivata. Si svolge infatti oggi (martedì 10 maggio) a Roma l’incontro tra i sindacati e il ministero della Giustizia per risolvere la questione del riconoscimento della professionalità acquisita e della riqualificazione del personale. Un vertice frutto di una mobilitazione di Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa, che nella scorsa settimana hanno promosso assemblee in tutti gli uffici giudiziari italiani. “I lavoratori si aspettano risposte concrete alle loro istanze, perché sono stanchi di promesse non mantenute” spiegano i sindacati: “Se non si muoverà qualcosa durante la riunione, la mobilitazione proseguirà con la proclamazione dello stato di agitazione”.

A motivare la protesta, spiegano Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa, il fatto che “sino a oggi i lavoratori della giustizia sono rimasti gli unici dell'intero comparto Stato a non avere mai avuto una progressione in carriera. Lavorano, inoltre, in condizioni di grave scopertura di organico, che in alcune città sfiora il 30 per cento”. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, continuano i sindacati, ha preso “un impegno con tutti i lavoratori per sanare finalmente quest’ingiustizia. Sono stati fatti passi importanti con lo stanziamento di risorse, ma finora non si sono ancora visti risultati concreti e non è partita alcuna procedura a quasi un anno dall’emanazione della legge 132/2015, art. 21 quater” (che stabilisce misure urgenti in materia fallimentare, civile e processuale civile, e di organizzazione e funzionamento dell'amministrazione giudiziaria).

I segretari Fp Cgil Salvatore Chiaramonte, Cisl Fp Paolo Bonomo e Uil Pa Sandro Colombi chiedono la realizzazione di “una vera politica degli organici”, che preveda per i dipendenti politiche “di formazione, incentivazione e, soprattutto,  l’attuazione della riqualificazione del personale in servizio, pur prevista come dodicesimo punto del programma di riforma della giustizia”. La stessa approvazione dell’art. 21 quater (che precisa, appunto, le specifiche misure per la riqualificazione del personale dell'amministrazione giudiziaria), è “a oggi priva di applicazione: in ben otto mesi nessun atto è stato emanato per avviare le procedure di progressione tra le aree previste dalla norma, per estendere tali procedure alle figure professionali  affini rimaste escluse, né per aprire un tavolo per la riqualificazione dei profili professionali e per le progressioni all’interno delle aree”.

“Le riforme hanno bisogno di gambe sulle quali camminare” aggiungono i tre esponenti sindacali, ricordando che “non può esserci alcuna riforma della giustizia che porti verso l'efficienza senza tener conto delle persone che operano negli uffici”. I lavoratori della Giustizia, concludono Chiaramonte, Bonomo e Colombi, “meritano attenzione e rispetto. Se gli uffici giudiziari, gli Uepe, gli istituti penitenziari, gli archivi notarili ogni giorno assicurano i servizi, è per l’impegno dei lavoratori della Giustizia. Occorre pertanto una svolta che rimetta al centro il fattore umano come motore del cambiamento”.