Il ribaltamento dei trattori è la prima causa di morte in agricoltura. I mezzi sono vecchi, non a norma, mancanti degli essenziali dispositivi di protezione, e diventano strumenti di morte. Una verità ormai accertata, che però sembra non comportare conseguenze, visto che due trattori su tre continuano a essere inidonei. A indagare la vetustà del parco macchine agricole italiano è la ricerca “Prevenzione degli infortuni in agricoltura nella Asl 1 Abruzzo: strutture di protezione nei trattori agricoli”, realizzata dalla Asl assieme a un pool di ricercatrici dell’Università dell’Aquila, pubblicata di recente sul periodico “La Medicina del Lavoro”.

Lo studio prende le mosse dalla campagna di vigilanza su 98 aziende agricole e zootecniche (per complessivi mille addetti) di Avezzano, Sulmona e L’Aquila attuata (dal 2011 al 2013) dal Servizio prevenzione (Spsal) della Asl, mirata soprattutto a valutare lo stato di sicurezza dei trattori. L’80 per cento delle aziende esaminate ha meno di dieci addetti, il 46 per cento sono coltivatori diretti del fondo o imprese a conduzione familiare. L’età media dei proprietari dei trattori è di 54 anni. Va rilevato, inoltre, che il settore agricolo abruzzese è caratterizzato da elevati indici di frequenza infortunistica e da un rapporto tra infortuni mortali e totali superiore agli altri settori (gli infortuni mortali, in particolare, sono secondi solo al comparto delle costruzioni). Gli infortunati sono soprattutto uomini, tra i 50 e i 64 anni, prevalentemente coltivatori diretti del fondo.
 

 

Veniamo allora all’esito della ricerca. Complessivamente sono stati controllati 298 trattori: il 64,8 per cento (pari a 193 mezzi) è risultato non conforme e non idoneo per una o più componenti. La mancanza più diffusa (57,4 per cento) è quella delle cinture di sicurezza. Seguono l’assenza del dispositivo di protezione della presa di forza (che è l’innesto dove vengono agganciate le attrezzature intercambiabili; 24,5 per cento), la mancanza di protezione degli organi in movimento e delle parti calde (mediante ripari o griglie che impediscano il contatto accidentale con le zone pericolose; 22,5 per cento), l’assenza del dispositivo di protezione in caso di capovolgimento e l’inagevole salita e discesa dal mezzo (entrambe al 6,7 per cento).

Lo studio indica anche un particolare aspetto, di grande utilità al fine di intraprendere politiche mirate. Le aziende in cui il proprietario rientra nella fascia d’età compresa tra 50 e 64 anni, assieme alle imprese che lavorano i terreni più estesi (dai 76 ettari in su), sono quelle in cui i trattori sono in generale meno conformi, e in particolare in riferimento alle cinture di sicurezza. Va notato che la fascia d’età più a rischio per non conformità dei mezzi (ossia 50-64 anni) è anche quella più a rischio di infortuni in Abruzzo: ciò, precisano i ricercatori, indica “un target mirato su cui effettuare informazione e formazione”.

Le cause di questa complessiva obsolescenza del parco macchine sono numerose. La ricerca, in particolare, ne segnala due. La prima riguarda le aziende più grandi: la motivazione “potrebbe risiedere nel fatto che nella loro economia il peso di un’eventuale sanzione risulta essere meno gravoso, e nel fatto che queste ultime siano state oggetto in questi anni di minori controlli rispetto alle piccole e medie aziende”. La seconda concerne gli agricoltori più anziani: questi “non sono favorevoli, come la controparte giovanile, all’uso di dispositivi di protezione”, sono “riluttanti a cambiamenti che possano migliorare la sicurezza”, spesso “si credono invulnerabili”, e sono infine portati a credere che “le loro conoscenze e la loro esperienza consentano di compensare le disabilità fisiche legate all’età”.