La tragedia parigina di Charlie Hebdo e quello che rappresenta per l'Occidente, il dramma della disoccupazione e del disagio sociale in costante aumento sul nostro territorio, l'entrata in vigore del Jobs Act e i problemi che ne conseguono nel mondo del lavoro, lo stato attuale sulle vertenze, a cominciare dalla ex Lucchini di Piombino. Sono questi gli argomenti dell'intervista ad Alessio Gramolati, segretario generale della Cgil Toscana, andata in onda stamattina su 'Radioarticolo1' nella rubrica 'Italia parla' (qui il podcast).

"L'anno è iniziato all'insegna di un grande attacco alla libertà – ha esordito il dirigente sindacale –, e una strage di quella dimensione in una situazione sociale così complessa e drammatica può mettere davvero a rischio e avere conseguenze caotiche sia in Italia che in Europa. Sono stato poi direttamente coinvolto sul piano emotivo in maniera drammatica, per il legame che la Cgil Toscana ha con il mondo della satira. Come ricorderete, molti artisti, come Sergio Staino e Paolo Hendel, sono stati protagonisti del nostro ultimo congresso e sono presenti con la loro creatività in ogni nostra lotta. Stasera la Camera del lavoro di Firenze promuove una fiaccolata sotto il Consolato francese, mentre per martedì prossimo abbiamo organizzato un dibattito con Staino, rappresentanti delle comunità religiose della regione, Libera, Arci Toscana, Cuore si scioglie, cioè l'emanazione culturale di Unicoop Firenze, per contrastare la deriva che si può innescare da questa strage e per mettere la Cgil al servizio del valore della vita e della libertà, oltre che in segno di solidarietà con tutte le famiglie delle vittime". 

"Si sottovaluta il disagio sociale – ha proseguito Gramolati – che sta montando nelle nostre realtà, che interessa direttamente il lavoro, con il calo degli occupati e l'esplosione della disoccupazione giovanile, ma che coinvolge anche il Jobs Act. Sul suo sito, la Cgil Toscana ha pubblicato una nota dell'Rls Marco Bazzoni e della scrittrice Samanta Di Persio che giudicano discriminatoria e anticostituzionale la nuova legge sul mercato del lavoro, che da un lato dilata il sistema del doppio regime a discapito dei lavoratori meno tutelati, dall'altro, avvia il dramma dei licenziamenti: più che Jobs Act, bisognerebbe chiamarlo Fire Act, perchè di lavoro ce n'è poco, mentre con le nuove regole la prassi è ormai proprio quella di licenziare. Quando abbiamo scoperto la vicenda del 19 bis, il comma che rende più favorevole la possibilità di evadere il fisco e frodarlo, ci siamo accorti che c'è un filo conduttore che tiene insieme l'azione del governo: si sta dando una mano ai più forti, consentendo loro di fare quello che vogliono, ma una democrazia non funziona quando si avvantaggiano quelli che hanno già vantaggi, e siamo ben lontani dai principi di equità che la Cgil va sostenendo da sempre".

"Da gennaio i contratti di solidarietà godono del 10% in meno – ha rilevato ancora il leader della Cgil Toscana –, perchè la vecchia legge non è stata prorogata, e anche in questo caso le difficoltà non sono irrilevanti per tantissime famiglie particolarmente esposte: ad esempio, quelle della Lucchini di Piombino, soddisfatte della trattativa con l'acquirente Cevital. Se i contratti di solidarietà iniziano a venire meno, diventa più complicata la condizione di vita di quelle persone. L'accordo di programma, costato oltre 200 ore di sciopero, è stato un risultato importante dell'azione del sindacato e della lotta di quei lavoratori. Ma la Toscana ha una moltitudine di persone che da anni vive tra cassa integrazione e contratti di solidarietà con circa 900 euro al mese. Dunque, il provvedimento del Governo avrà conseguenze molto pesanti sull'intera comunità produttiva della mia regione, anche per via dei nuovi ammortizzatori sociali, le norme Aspi, che metteranno tantissime piccole realtà in situazioni drammatiche". 

"A proposito della crisi – ha sottolineato ancora Gramolati –, sul nostro territorio vi sono tante emergenze irrisolte. È il caso di Massa Carrara, non solo perché è la provincia colpita più volte da calamità naturali, ma anche perché vive la calamità più grande, la mancanza di lavoro: l'8% dei disoccupati toscani è in quell'area, tanto che il Governatore Rossi ha scritto al ministero dello Sviluppo economico, sollecitando interventi urgenti. Abbiamo un problema che riguarda tutta la Toscana costiera, che la crisi ha fatto esplodere non solo a Massa, ma anche a Livorno e Grosseto. Sono tre realtà che soffrono una dinamica occupazionale drammatica, risultato del cedimento del modello delle partecipazioni statali e della successiva mancanza di un'imprenditoria capace di fare investimenti all'altezza della sfida. Tant'è che la qualità dell'occupazione in quelle zone, per quel poco di economia che si è prodotta, è lavoro povero, con un 20% di precariato, più alto che in tutto il resto della regione: quindi, si lavora meno e peggio, con reddti più bassi.

"Il successo di Piombino – ha concluso il leader della Cgil Toscana – è che ci sono interventi pubblici in favore delle infrastrutture – in sette mesi è stato fatto un porto, diventato oggi il principale fattore di attrattatività dell'area –, e ci sono privati, in quel caso algerini, che investono del denaro. La nostra opinione è che quel modello vada replicato per Livorno, Massa e Grosseto, che hanno capacità manifatturiere ridotte. Intervenire attraverso gli accordi di programma è un modo per mobilitare risorse pubbliche e private; al governo chiediamo di essere parte e non spettatori di queste politiche. Rilanciare il lavoro è possibile, basta avere la volontà giusta, che significa fare investimenti mirati e selezionati nella giusta direzione ".