È grave che il Comune di Torino si avvalga dei voucher. Così in un comunicato la Cgil della città piemontese. La città di Torino, con due delibere licenziate da due diverse giunte, una dell'aprile 2016 e l'altra del dicembre 2016, ha approvato un avviso pubblico finalizzato ad acquisire delle disponibilità a svolgere lavoro accessorio attraverso voucher all'interno di uffici e sportelli pubblici nell’ambito di un progetto chiamato “Giovani per l’integrazione” e finanziato con il contributo di Compagnia di San Paolo.

Tale progetto è rivolto a giovani tra i 18 ed i 29 anni che abbiano una buona conoscenza delle lingue araba, cinese, inglese e francese oltre che della lingua italiana, ai quali viene proposto di accogliere, orientare, dare prime informazioni all'utenza straniera che si reca agli sportelli e presso gli uffici pubblici della Città di Torino, e che presenta difficoltà linguistiche. Tale attività viene svolta in affiancamento ai dipendenti pubblici, dei quali devono rispettare il codice di comportamento.

Oltre alla facilitazione comunicativa e linguistica può essere richiesto al-alla giovane selezionata di collaborare per predisporre strumenti per migliorare la comprensione della modulistica redatta dalla Città di Torino, di partecipare ad incontri con associazioni e organizzazioni di volontariato che si occupano di rifugiati e richiedenti asilo.

"La Cgil di Torino – si legge in una nota – ritiene particolarmente l'utilizzo dello strumento del voucher, privo di tutele nei confronti dei lavoratori e lavoratrici. Tanto più per svolgere un'attività di mediazione culturale, storicamente affidata a lavoratori contrattualizzati, provenienti dal mondo della cooperazione sociale. Nei mesi scorsi per mettere fine a questo strumento di lavoro altamente precarizzante e poco dignitoso la Cgil ha raccolto più di un milione di firme per un referendum abrogativo dei voucher e per riconquistare i diritti nel lavoro per tutte e tutti attraverso una proposta di Legge di iniziativa popolare, la Carta dei diritti universali del lavoro".

"Riteniamo che le amministrazioni pubbliche debbano assumere il massimo impegno per garantire la qualità del lavoro anche all'interno delle proprie strutture, qualità che passa necessariamente dall'applicazione di tipologie contrattuali maggiormente tutelanti dei diritti e della dignità di chi presta la propria collaborazione “esterna” ai pubblici dipendenti", continua la nota.

Per il sindacato, la Compagnia di San Paolo "nel predisporre programmi di welfare, preziosi per la città di Torino, può contribuire a finanziare progetti, anche in materia di integrazione o di politiche occupazionali giovanili, che si avvalgano di altri strumenti lavoristici messi a disposizione dalle normative vigenti, capaci di valorizzare maggiormente la persona, con le sue competenze e professionalità".

In questi anni la Compagnia di San Paolo ha finanziato il welfare e i servizi educativi della città, spesso decidendo in quali settori indirizzare le risorse. Oggi decide anche quali sono i rapporti di lavoro da utilizzare. Per questo la Cgil chiede al Comune di Torino, che nomina propri rappresentanti all'interno del consiglio di amministrazione nonché il presidente della Compagnia di San Paolo, di svolgere un ruolo attivo, indicando alla Compagnia stessa su quali settori intervenire e con quali strumenti creare buona occupazione".

Proprio per questo per la Cgil torinese il "Comune di Torino deve sospendere il bando e convocare urgentemente le organizzazioni sindacali e la Compagnia di San Paolo per concordare una soluzione alternativa che consenta di svolgere questo importante servizio attraverso un lavoro che riconosca diritti e dignità alle lavoratrici e ai lavoratori".

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