Un'ondata di fuoco, nella notte fra il 5 e il 6 dicembre 2007, gli operai trasformati in torce umane. Si ruppe un tubo di olio, poi ci fu una scintilla, e la linea 5 della Thyssenkrupp di Torino si trasformò in un vero e proprio inferno. Un operaio morì sul colpo, altri sei persero la vita nei giorni seguenti. I loro nomi erano Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe De Masi. Alcuni se ne andarono dopo alcune ore, altri dopo giorni o settimane di agonia.

La tragedia della Thyssenkrupp compie dieci anni. Allora, per Torino, fu uno shock. Un incidente tanto grave nella grande acciaieria tedesca sembrava davvero impossibile, quella era una delle fabbriche più famose della città, un fiore all'occhiello. Dopo invece furono giornate di lutto, ma anche di una rabbia cieca che si scatenò già ai funerali, quando i dirigenti vennero insultati all'ingresso della chiesa e i fiori delle corone vennero strappati e buttati a terra. Il sindaco, che all'epoca era Sergio Chiamparino, annullò i festeggiamenti in piazza per il Capodanno. Proprio Chiamparino, ancora oggi, scrive su Facebook: “Nessun risarcimento sarà mai adeguato a riempire quel lutto così crudele e a colmare il dolore per come quel lutto si sia generato".

Anche grazie a quella disgrazia, però, il governo accelerò notevolmente il varo del Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro, che vide la luce nell'aprile 2008. Anche l'inchiesta coordinata dal pm Raffaele Guariniello, Francesca Traverso e Laura Longo venne condotta a tempo record. Nel gennaio 2009 si aprì il processo in Corte d'Assise, prima tappa di un complesso iter giudiziario, ricco di colpi di scena, che si è concluso solo nel maggio 2016. La Cassazione ha confermato le condanne nei confronti dei sei imputati a pene tra i 9 anni e 8 mesi e i 6 anni e 3 mesi, tra di loro c'è anche l'amministratore delegato della Thyssen, Harald Espenhahn. I famigliari delle vittime sono stati risarciti con 13 milioni di euro.

"Thyssenkrupp è profondamente addolorata che in uno dei suoi stabilimenti si sia verificato un incidente così tragico. Faremo il possibile affinché tale disgrazia non accada mai più", fu il commento dell'azienda alla sentenza definitiva. Espenhahn e l'ex consigliere Gerald Priegnitz, però, sono ancora liberi in Germania. Giustizia non è stata ancora fatta. Tanto che nelle scorse settimane il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha chiesto che la sentenza venga finalmente recepita ed eseguita. 

Intanto, proprio a Torino, e proprio oggi, 5 dicembre, si tiene l'assemblea unitaria Cgil, Cisl e Uil Piemonte sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, con oltre 300 rappresentanti dei lavoratori. La vicenda della Thyssenkrupp, e tutto quello che ne è seguito infatti, non sembra aver cambiato una situazione ancora critica. Negli ultimi dieci anni il trend delle denunce di malattie professionali nel solo Piemonte è confermato, circa 2 mila l'anno. Quanto agli infortuni, stando ai dati Inail, nel primo semestre le denunce presentate sono 34.500. E 59 sono state le vittime, quattro in più rispetto all'anno scorso. Dati recenti, tra l'altro, confermano questa tendenza all'aumento degli incidenti anche a livello nazionale.

“È grave e impressionante che il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro ancora non sia percepito come prioritario, e che la giustizia non sia riuscita a compiere del tutto il suo corso”, ha detto il segretario confederale della Cgil Franco Martini. Per il dirigente sindacale “non solo indigna che i manager tedeschi condannati in via definitiva non abbiano scontato un solo giorno di pena in Germania, ma preoccupa e addolora constatare che quella immane tragedia avvenuta in nome del profitto non abbia radicalmente segnato le coscienze e l’operato quotidiano nel mondo del lavoro e dell’imprenditoria”.

Martini sottolinea infatti che “i dati dimostrano un'ascesa del trend infortunistico, che è tornato a salire proprio nel momento in cui si registra una crescita della produzione”. “È necessario riflettere rigorosamente su questo binomio – sostiene il segretario confederale – perché significa che né la crescita in atto, né l'innovazione, sbandierata come la nuova frontiera dello sviluppo, assumono come vincolo l'obiettivo del miglioramento delle condizioni di lavoro”. “La Cgil, insieme a Cisl e Uil – prosegue –, considera questo obiettivo sempre più centrale nella contrattazione e nel confronto con tutte le associazioni datoriali e istituzionali, e sosterrà l’impegno dei rappresentanti dei lavoratori alla sicurezza, per imporre il pieno rispetto di tutte le norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro”.

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ThyssenKrupp, la strage e il processo
Rassegna sindacale del 13/12/2007 (pdf)