Stava infilando un cateterino al braccio del paziente quando le è arrivato un pugno in faccia. Fronte spaccata, all’altezza del setto nasale, quattro punti di sutura, medicata nello stesso pronto soccorso dove presta servizio da precaria. Giusi Gentile, 44 anni, infermiera a partita Iva e contrattista part-time per il call center Almaviva, lo ha raccontato durante l’assemblea di presentazione della Carta dei diritti della Cgil Palermo e della Fp Cgil che si è svolta all’Armas Civico, il più grande ospedale di Palermo, con un pronto soccorso che ogni giorno va in tilt, i pazienti curati sulle sedie, in mancanza di letti e barelle liberi.  Presenti alla consultazione il segretario Cgil Palermo Enzo Campo e il segretario Fp Cgil Filippo Romeo.

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“Dopo quello che è successo non ho avuto alcuna tutela, né da parte dell’assicurazione privata né da parte dell’azienda. Sono rimasta dieci giorni a casa, in malattia non retribuita” racconta Giusi. “Si è trattato di un paziente in stato di agitazione, che doveva essere trasferito in un altro ospedale. Ne capitano tanti. Questo però mi ha colpito apposta, mirando a pugno chiuso. Io spero che con questa Carta possa diventare realtà il diritto alla sicurezza, ad avere una tutela, anche per noi lavoratori a partita Iva. Lavoro in un posto di trincea, rischio sulla mia pelle. E nessuno se ne cura. Voglio essere riconosciuta come persona”.

L’azienda in tutto le ha offerto di cambiare reparto. “Ma io sono rimasta per scelta al pronto soccorso, anche se so di correre questi rischi. Faccio da 12 anni anche l’operatrice precaria di call center, ma amo questa professione. Ho iniziato da infermiera volontaria alla Croce Rossa, ho continuato con una laurea in Scienze infermieristiche presa a Roma. Quando posso lavoro come infermiera anche da volontaria”. Gli infermieri erano 2 mila fino a otto anni fa al Civico: adesso sono 800. Col blocco del turn over l’azienda recluta gli infermieri a partita Iva, che non possono fare più di 110 ore al mese.