Proteggere i lavoratori è possibile. Come è possibile continuare e progressivamente allargare le attività, nei tempi e nei limiti previsti dai decreti del governo, con responsabilità e consapevolezza. Mercoledì 15 aprile è stato firmato l’accordo tra le società Nuovo Pignone del gruppo statunitense Baker Hughes (tra i primi al mondo nel campo dei servizi petroliferi) e i coordinatori nazionali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil. Un’intesa che potremmo definire “pilota”, considerata la profonda condivisione di tutte le misure (definite in dettaglio) adottate per lavorare in sicurezza. Ma “pilota” anche perché impegna non solo sette stabilimenti e 5 mila dipendenti (di cui la Nuovo Pignone è il punto di riferimento mondiale per le turbomacchine), ma anche i 3 mila addetti delle numerose aziende di appalti e forniture.

“Stesso tetto, stessi diritti: questo è lo spirito dell’accordo con la Nuova Pignone” spiega Daniele Calosi, segretario generale della Fiom Cgil Firenze e coordinatore nazionale del gruppo. “La grande novità di quest’intesa è che le condizioni di lavoro dentro la fabbrica valgono sia per i dipendenti interni sia per gli addetti delle ditte esterne”, illustra l’esponente sindacale: “Le aziende dell’indotto, inoltre, hanno non solo l’obbligo di informare i loro lavoratori, ma di condividerne le linee guida con la verifica da parte del comitato aziendale. Questo permette il controllo sull'intera filiera”. Un accordo importante, dunque, sicuramente raro nel settore privato, ma anche in quello pubblico, basti pensare che “nel grande ospedale policlinico di Firenze, a Careggi, a oggi non siamo ancora riusciti a ottenere la stessa cosa”.

Ma entriamo nel merito delle misure. Dipendenti e visitatori esterni, prima di poter accedere nei locali della Nuovo Pignone, dovranno compilare un “questionario di autovalutazione” centrato sulle proprie attuali condizioni fisiche e sulle attività realizzate nei 14 giorni precedenti l’eventuale ingresso in azienda. Procedure specifiche sono assicurate per la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica di locali, ambienti, postazioni di lavoro, aree comuni e di svago. Viene favorito il lavaggio frequente delle mani mediante la messa a disposizione di detergenti igienizzanti in tutti i punti di maggiore affluenza (sono disattivati i ventilatori asciuga-mani per evitare dispersione in aria di eventuali contaminazioni sulla superficie delle mani, privilegiando l’utilizzo della carta).

È contemplato l’utilizzo delle mascherine in azienda, che diviene obbligatorio nel caso in cui non sia possibile rispettare la distanza interpersonale minima di due metri. Per tutte le lavorazioni che richiedono lo svolgimento a una distanza inferiore è stata definita una specifica procedura, dalla cui valutazione discendono l’adozione di modalità di esecuzione alternative oppure l’utilizzo della mascherina più appropriata (ffp2 o chirurgiche). L’organizzazione aziendale prevede la massima diffusione dello svolgimento in modalità remota (remote working), mentre per le attività cui è necessaria la presenza in sede le turnazioni sono state portate a ben sei. Particolari misure di distanziamento sono state assunte per i videoterminalisti (“abbiamo portato la distanza negli uffici da due a tre metri”, precisa Calosi), mentre sono generalmente sospese e annullate tutte le trasferte e i viaggi di lavoro nazionali e internazionali.

“L’accordo odierno segue quello già firmato il 18 marzo scorso, redatto in base al Dpcm del 14 marzo, che stabiliva la costituzione, in ciascuno stabilimento, di comitati aziendali deputati alla definizione e al monitoraggio delle misure di sicurezza adottate per l’emergenza sanitaria”, riprende Calosi. “Le linee guida indicate nel protocollo prevedono due step”, aggiunge il coordinatore nazionale Fiom: “Il primo fino al 3 maggio prossimo, che riguarda essenzialmente i circa 400 lavoratori ora presenti in azienda; il secondo dal 3 maggio, cioè dalla scadenza dei provvedimenti governativi, fino al 31 agosto, quindi con il graduale rientro in sede di tutti i lavoratori”.

Per la gestione degli spazi comuni aziendali il principio generale individuato dall'accordo è quello di prevedere l’accesso contingentato. Per la mensa, ad esempio, si è stabilito l’ingresso distribuito su più turni, l’installazione di un conta persone, la riduzione del numero di sedie e la distribuzione delle rimanenti a scacchiera per evitare la distanza interpersonale inferiore a due metri. Analoghi provvedimenti sono previsti per locali bar, bouvette, aree fumatori e spogliatoi. Tali regole, che valgono ovviamente anche per le aree dedicate alle ditte esterne, sono declinate localmente tramite i comitati aziendali.

Soddisfazione per l’accordo viene espressa anche dalla Baker Hughes. “Fin dall’inizio dell’emergenza l’azienda ha adottato in modo proattivo una serie di misure per proteggere i lavoratori, andando a mitigare i rischi di contagio all’interno di tutti i suoi impianti italiani”, commenta Saverio Gradassi, vicepresidente Salute, sicurezza, ambiente e qualità per il business turbomachinery & process solutions. Per il rappresentante della multinazionale, l’accordo consente a Baker Hughes di “mantenere la continuità operativa, che non si è mai interrotta in questi mesi, in un contesto di essenzialità per la filiera energetica italiana, garantendo la tutela della salute e della sicurezza di tutti i lavoratori” e attestando come “il costante dialogo con tutte le parti coinvolte continui a essere proficuo”.

Tornando alle misure dell’accordo, consistente è anche il pacchetto di quelle previste per visitatori e fornitori (gli autotrasportatori, ad esempio). In generale, l’accordo stabilisce esplicitamente la riduzione agli esterni (per quanto possibile) dell’accesso ai locali aziendali. I visitatori, oltre a compilare un apposito questionario, dovranno rimanere il più possibile all'interno dei propri mezzi, mantenere (nelle attività di carico e scarico) la distanza interpersonale di due metri, indossare mascherine in caso di più persone (ma si richiede di venire in azienda con una sola persona per auto/mezzo). Agli esterni vengono garantiti servizi igienici dedicati, ad esempio bagni chimici installati esclusivamente per i visitatori.

L’ultima parte dell’intesa riguarda la gestione di una persona sintomatica in azienda, con la quale vengono messe in atto le disposizioni previste dall'autorità sanitaria. Nel caso di una persona risultata positiva al Covid-19, ruolo fondamentale è individuato nel “comitato di crisi” istituito presso la società. Da lì si prevede la prosecuzione della sorveglianza sanitaria, in collaborazione col medico competente e con il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, che prevede diversi passaggi. È prevista anche una specifica procedura di rientro al lavoro per i casi di dipendenti in malattia o in quarantena.

“Va assolutamente sottolineato che l’accordo ha avuto la supervisione delle autorità medico-scientifiche competenti, specificamente del professor Paolo Bonanni, ordinario di Igiene all'università di Firenze, che ha consigliato noi e l’azienda nella redazione delle linee guida”, argomenta il segretario generale della Fiom Cgil Firenze e coordinatore nazionale del gruppo. “L’accordo è stato complesso, anche perché il gruppo è presente in sei regioni diverse, quindi anche con ordinanze diverse, coordinare tutto non è stato facile”, conclude Daniele Calosi: “Grazie a quest’intesa gli ottomila addetti rientreranno al lavoro in condizioni di sicurezza per se stessi, per le loro famiglie e per la salute pubblica. Dall'emergenza ne usciamo solo insieme e questo accordo unitario, frutto di un’intelligenza collettiva, lo dimostra”.