Spostare cose da una parte all’altra e stare molte ore al computer, sono questi i rischi principali per i lavoratori italiani. A dirlo è il report “Allegato 3B del D.Lgs 81/08. Prime analisi dei dati inviati dai medici competenti ai sensi dell’art. 40” (vedi il rapporto), appena pubblicato. Lo studio, redatto da Inail, ministero della Salute e Coordinamento interregionale per la prevenzione nei luoghi di lavoro, contiene tutte le informazioni relative alla sorveglianza sanitaria dei lavoratori (in Italia sono complessivamente cinque milioni e mezzo) effettuata dai medici competenti nel 2012 e nel 2013 (ma qui prenderemo in esame solo il 2013), dati trasmessi alla Asl territoriale, alla Regione di appartenenza e all’Inail.

I medici competenti coinvolti sono 5 mila, le comunicazioni effettuate ad Asl e Inail oltre 450 mila (un numero praticamente pari alle unità produttive gestite). Le aziende maggiormente presenti sono ovviamente quelle del Nord produttivo, la classe dimensionale più rappresentata è da 4 a 10 addetti (un terzo del totale). Il rapporto segnala una chiara predominanza di lavoratori sorvegliati in Lombardia, Lazio, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto, mentre le quote si riducono sensibilmente nelle altre regioni.

La percentuale di “copertura” dei lavoratori italiani è piuttosto eterogenea a livello regionale: si va dal quasi 60 per cento di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Lombardia, giù fino al 20 per cento di Toscana, Molise e Calabria. Anche rispetto al genere la situazione è variabile: le donne sono meno “sorvegliate” degli uomini, ma la forbice ha un’ampiezza molto ridotta in alcune regioni (come Piemonte, Liguria e Calabria) e più elevata in altre (come Basilicata, Trentino Alto Adige e Umbria)

Dato sicuramente interessante è quello relativo al “tasso di idoneità”
registrato dai lavoratori in seguito alle visite mediche. In generale le donne risultano più idonee degli uomini (83 per cento contro 80), mentre questa percentuale è più alta nelle regioni meridionali e più bassa in quelle settentrionali e centrali. Nel gruppo dei non idonei prevalgono le “inidoneità con limitazioni permanenti” (13,6 per cento per i maschi, 10,6 per le femmine), mentre i non idonei assoluti sono lo 0,3-0,4 per cento del totale.

Molto importante è la sezione relativa ai rischi lavorativi. Il rapporto evidenzia come i maggiori pericoli per la salute e sicurezza dei lavoratori provenga dalla movimentazione manuale di carichi, dall’utilizzo di videoterminali, dal rumore e dall’uso di agenti chimici e biologici. Le donne sono più soggette ai rischi derivanti da videoterminali (23 per cento contro 10 degli uomini) e dagli agenti chimici e biologici (14 per cento contro 7), gli uomini prevalgono nel rischio rumore (13 per cento contro 3 delle donne), mentre non si registrano differenze significative rispetto alla movimentazione manuale dei carichi.

Concludiamo la breve analisi del corposo rapporto con le malattie professionali
. Si evidenzia una notevole differenze di genere: la quasi totalità (85 per cento) delle patologie femminili rientra nella categoria “malattie del sistema osteo-muscolare, del tessuto connettivo e del sistema nervoso periferico”; per gli uomini questa categoria rappresenta solo il 45 per cento del totale, ed è affiancata dalla ipoacusia da rumore (41 per cento). Tra le altre malattie certificate si evidenziano le patologie non neoplastiche dell’apparato respiratorio (8,2 per cento per gli uomini, 4,1 per le donne), mentre i tumori rappresentano l’1,7 per cento delle malattie maschili e lo 0,4 di quelle femminili.