Una sentenza importante e articolata, che conferma quanto sostenuto dalla Cgil e richiede un’adeguata risposta del governo. Per il segretario confederale Serena Sorrentino, la sentenza della Consulta sull’incostituzionalità del blocco della contrattazione nel pubblico impiego, depositata nella serata di giovedì 23 luglio, contiene “affermazioni significative che meritano una risposta diversa da quella data dall’esecutivo, in prima istanza dal ministro Madia”.

Nel testo, sottolinea l’esponente sindacale, si legge che il “reiterato protrarsi della sospensione
delle procedure di contrattazione economica altera la dinamica negoziale in un settore che al contratto collettivo assegna un ruolo centrale. Il contratto collettivo si atteggia come imprescindibile fonte, che disciplina anche il trattamento economico, nelle sue componenti fondamentali e accessorie e i diritti e gli obblighi direttamente pertinenti al rapporto di lavoro, nonché le materie relative alle relazioni sindacali”. Sempre nella sentenza, continua Sorrentino citando la Consulta, è scritto che “il contratto collettivo contempera in maniera efficace e trasparente gli interessi contrapposti delle parti e concorre a dare concreta attuazione al principio di proporzionalità della retribuzione, ponendosi, per un verso, come strumento di garanzia della parità di trattamento dei lavoratori, per altro verso, come fattore propulsivo della produttività e del merito”.

Il contratto e la contrattazione, dunque, sono elementi fondamentali “per garantire qualità del lavoro, ma hanno anche un valore più generale, come ricorda la Corte”. Infatti, cita la dirigente Cgil, il contratto collettivo che disciplina il lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni “si ispira, proprio per queste peculiari caratteristiche che ne garantiscono l’efficacia soggettiva generalizzata, ai doveri di solidarietà fondati sull’art. 2 della Costituzione”. Tali elementi danno conto sia “delle molteplici funzioni che la contrattazione collettiva riveste nel lavoro pubblico, coinvolgendo una complessa trama di valori costituzionali (artt. 2, 3, 36, 39 e 97 della Costituzione.), in un quadro di tutele che si è visto essere presidiato anche da numerose fonti sovranazionali, sia delle disarmonie e criticità che una protratta sospensione della dinamica negoziale rischia di produrre”.

Si va quindi ben oltre il fattore economico, precisa Sorrentino: “Come la Cgil sostiene da sempre, la contrattazione è uno strumento fondamentale per qualificare e innovare la pubblica amministrazione”. Il diritto alla contrattazione per i lavoratori pubblici “va ripristinato immediatamente: la Corte definisce infatti la violazione della libertà sindacale un sacrificio del diritto fondamentale tutelato dall’art. 39 della Costituzione. E proprio per questo non è più tollerabile”.

Serena Sorrentino passa poi ad analizzare il comportamento del governo. “Il ministro Madia – spiega – ha dichiarato che le risposte ci saranno nella Legge di stabilità, cosa che indubbiamente andrà verificata. Ma per ciò che riafferma la sentenza, l’esecutivo deve cambiare le norme del ddl scuola e del ddl Madia, che sottraggono competenze e autonomia alla contrattazione e rafforzano le disposizioni di legge sulla regolazione del rapporto di lavoro”. Per il segretario confederale Cgil “una vera contrattazione, diffusa e autonoma dagli interessi della politica, può determinare realmente quel cambiamento di cui la pubblica amministrazione ha bisogno, investendo sul lavoro e non mortificandolo. Anni di blocco e spending review hanno aggravato la situazione, e non hanno prodotto economia di scala: esternalizzazioni, appalti al massimo ribasso, leggi che hanno portato non al riordino istituzionale ma al caos, come dimostra il caso delle Province”.

Per queste ragioni, la Cgil sostiene la mobilitazione dei lavoratori dei settori pubblici e della conoscenza, perché dietro “la richiesta di riaprire la contrattazione e di utilizzarla come strumento di innovazione e cambiamento c’è un’altra idea di pubblico: efficiente, efficace, garante dei diritti fondamentali e fattore di sviluppo”. Nei provvedimenti del governo, invece, non c’è questo disegno, bensì “la vecchia ricetta trita e ritrita, che con tagli agli stipendi e ai servizi si possa diminuire il debito pubblico, scaricando il peso di queste operazioni su lavoratori e cittadini”. Ecco allora, conclude Sorrentino, che la mobilitazione “continuerà fino a quando il governo non convocherà le organizzazioni sindacali, non per comunicare atti unilaterali, ma per annunciare che si avvia il tavolo per il rinnovo del contratto”.