L'Iran, il principale alleato del regime di Damasco, sostiene il piano proposto dal presidente siriano Bashar al Assad per uscire dalla crisi della guerra civile. "La Repubblica islamica sostiene l'iniziativa del presidente Assad per una soluzione globale della crisi", scoppiata nel marzo 2011 e che ha provocato oltre 60.000 morti secondo le Nazioni Unite, ha dichiarato il ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi in un comunicato sul sito ufficiale del ministero.

Il piano "respinge la violenza, il terrorismo e l'ingerenza straniera, e propone un processo politico globale", ha detto Salehi il cui Paese sostiene il regime Assad contro tutto e tutti dall'inizio del conflitto, in nome della solidarietà dei due Paesi nella lotta contro Israele. Il ministro iraniano ha lanciato un appello a tutte le parti in causa nel conflitto siriano e alla comunità internazionale a "cogliere l'opportunità" offerta da questo piano per "ristabilire la sicurezza in Siria ed evitare il propagarsi della crisi nella regione".

In realtà, il piano presentato ieri da Assad è articolato in tre fasi: la prima riguarderà "tutte le forze dentro e fuori il Paese interessate a una soluzione" e prevede che i Paesi che armano i "terroristi" smettano di finanziarli e che i combattenti mettano fine alle "operazioni terroristiche" per consentire il ritorno dei rifugiati. Solo allora, l'esercito siriano metterebbe fine alle proprie operazioni, mantenendo però il diritto di rispondere a ogni minaccia alla sicurezza nazionale. Una volta fatte tacere le armi, si procederebbe quindi alla creazione di un meccanismo che consenti di monitorare il rispetto degli impegni da parte di tutte le parti coinvolte.

La seconda fase prevede che l'attuale governo di Damasco presieda una "conferenza di dialogo nazionale" con l'obiettivo di redigere una carta costituzionale. Una carta che difenda la sovranità e l'unità della Siria, rigetti il terrorismo e "apra la strada al futuro politico della Siria", ha detto oggi Assad. La Costituzione verrebbe quindi sottoposta a referendum. Nel rispetto della Carta costituzionale si terrebbero quindi elezioni parlamentari per la formazione di un nuovo governo che veda rappresentate tutte le componenti della società siriana. Assad non ha fatto riferimento a nuove elezioni presidenziali.

La terza fase prevede la formazione di un nuovo governo nel rispetto della costituzionale, quindi "una conferenza di riconciliazione nazionale e un'amnistia generale a tutti i detenuti", ha detto Assad. Si procederà poi con la ricostruzione delle infrastrutture distrutte e con i risarcimenti ai cittadini.

Reazioni ben diverse si sono registrate fuori dai confini iraniani. La soluzione politica proposta per porre fine a la guerra civile in Siria è “sconnessa dalla realtà”, è stato il commento del Dipartimento di Stato americano. “Il discorso - continua la portavoce Victoria Nuland - è l'ennesimo tentativo del regime di rimanere attaccato al potere e non fa niente per fare avanzare il cammino del popolo siriano verso una transizione politica”.

Il presidente siriano va giudicato per crimini di guerra, se è il suo popolo a chiederlo, ha invece dichiarato il presidente egiziano Mohamed Morsi in un'intervista alla Cnn. "Il popolo siriano vuole le stesse cose che vuole il popolo egiziano, vuole vincere e vincerà”, ha detto Morsi rispondendo a una domanda sulla possibilità di far giudicare Assad dal Tribunale internazionale dell'Aia. "Grazie alla sua rivoluzione e allo slancio che ha generato, al termine di questo bagno di sangue il popolo siriano darà vita a una nuova tappa - ha affermato - nel corso della quale ci sarà un parlamento indipendente e un governo scelto dal popolo. I siriani decideranno allora cosa fare contro chi ha commesso crimini contro di loro. Tocca al popolo decidere".