La Turchia chiude le sue frontiere con la Siria, mentre l'artiglieria dell'esercito di Assad colpisce la capitale per tentare di frenare l'azione dei ribelli. A Damasco e in tutto il Paese la situazione è sempre più incandescente, mentre Israele minaccia di agire “immediatamente" e "nel modo più duro" possibile in caso di trasferimento di armi chimiche siriane al movimento libanese sciita Hezbollah.

La decisione del governo turco di chiudere oggi le frontiere con la Siria giunge dopo che nei giorni scorsi i ribelli siriani hanno preso il controllo di diversi posti di frontiera con la Turchia. “Abbiamo preso questa decisione per i nostri cittadini, per ragioni di sicurezza”, ha detto una fonte di Ankara. “Si tratta di una misura provvisoria e la riapertura dipende dagli sviluppi sul terreno”, ha aggiunto la fonte.

L'artiglieria e i razzi delle forze siriane hanno colpito il quartiere di al-Tel, alla periferia di Damasco, controllato dai ribelli. Lo riferiscono residenti e attivisti dell'opposizione. Centinaia di famiglie in fuga.

Il 216/o battaglione meccanizzato di stanza vicino ad al-Tel ha bombardato la località, di circa 100.000 abitanti, sparando un proiettile al minuto, e i primi resoconti parlano di edifici residenziali colpiti. Tel, situata a otto chilometri a nord di Damasco, è caduta nelle mani dei ribelli la scorsa settimana, insieme a diversi altri distretti della capitale e dei dintorni, dopo la bomba che ha ucciso quattro fedelissimi del presidente Bashar al Assad.